DI ANDREA CURTI

E` dai tempi di Panatta e Barazzutti che un italiano non approda al Masters di Londra (in cui giocano i migliori otto della classifica) e in tal senso gli US Open che iniziano oggi, ultima prova dello Slam, possono rappresentare molto per Fabio Fognini, mai come adesso così vicino all’obiettivo (è 11 del mondo). Il ligure, la cui moglie peraltro aspetta il secondo figlio, affronta al primo turno il 21enne bombardiere americano Opelka, uno da almeno 20 aces a partita, salito al numero 42 del mondo in virtù dei risultati ottenuti proprio sul veloce; a FognIni servirà rispondere bene al servizio del suo avversario per non vedersi costretto a tie-break decisivi. Nella parte alta del tabellone ci sono anche altri due azzurri. Innanzitutto il qualificato 17enne Sinner, glaciale come ogni altoatesino, attuale numero 131del ranking, se la vedrà con quella vecchia volpe del rosso crociato Wawrinka, 23 del seeding, vincitore di tre Slam in carriera (Australian Open 2014, Roland Garros 2015 e appunto US Open 2016) e per questo favorito, ma Sinner se vuole davvero sfondare, è chiamato a vincere e far punti il più possibile per incrementare la sua classifica. Poi c’è Seppi (77) che, come Berrettini, dopo Wimbledon ha disputato un solo match causa infortunio; contro un Dimitrov in netto calo di concentrazione e risultati (il bulgaro è stato 3 in carriera, ora è 78 ed ha vinto soltanto una delle ultime cinque partite) ci vorrà comunque il miglior Seppi per uscire indenni. La parte bassa del main draw vede al via ben quattro azzurri. Marco Cecchinato, nel suo anno terribile sceso da numero 16 a 67 per via di un solo match vinto su 12, ha  sulla carta l’incontro piu semplice contro lo svizzero Laaksonen, numero 120, da cui però ha già perso lo scorso anno nell’indoor di Basilea (la peggior performance dell’anno del palermitano); Laaksonen è uno discontinuo, che gioca bene ma spesso di testa esce fuori dalla partita; il Ceck quindi dovrà ritrovare tutta la sua proverbiale concentrazione per non venir seppellito dalle botte di diritto dell’elvetico che sul veloce è un brutto cliente per chiunque. Berrettini, n.28, ha pescato il quasi ritrovato Gasquet, n. 34, francese dalle grandi doti tecniche in grado di esprimersi bene su qualunque superficie; è un match difficile per il tennista romano che dovrà verificare anche la sua condizione atletica dopo l’infortunio alla caviglia che ne ha pregiudicato l’entrata stabile nei primi 20 del mondo. Thomas Fabbiano, 87, eroe di Wimbledon dove prese lo scalpo di Tsitsipas, tenterà di ripetere l’impresa contro l’austriaco Thiem, 4 del seeding; ovvio, non sarà facile, ma sul veloce il tennista pugliese esprime il suo miglior tennis, non potente ma fastidioso specie nell’anticipo della risposta al servizio altrui. Chiude il settebello azzurro il torinese Sonego, numero 48, che dovrà scrollarsi di dosso la pressione che uno come Granollers sa esercitare sulle superfici rapide; Sonego contro lo spagnolo ha perso due volte su due, l’ultima a Wimbledon, senza mai vincere un set, segno inequivocabile di bestia nera. Chiude la pattuglia azzurra a New York Camila Giorgi, unica esponente del tennis femminile italiano di un certo rilievo; la marchigiana, reduce dalla ennesima finale sciupata al Bronx (si può perdere avanti 4-2 nel terzo set?) affronta la greca Sakkari, 30 del seeding; con lei in campo tutto può succedere, certo l’ellenica spinge molto nel palleggio ed ha trovato quella solidità che forse non ha mai avuto in carriera. Uno sguardo agli altri match di primo turno è d’uopo. Nel maschile non ci sarà una finale Djokovic-Federer, semmai una semifinale. Ma Djokovic già al secondo turno potrebbe trovare un altro ace-man come lo yankee Querrey, mentre Nadal esordirà contro l’aussie Millman. Interessanti anche Tsitsipas-Rublëv, con il russo sempre più outsider di lusso, e Johnson-Kyrgios, con questo ultimo che tra squalifiche, multe e quanto’altro, sta dando il peggio di sé dentro e fuori dal campo. Se vuole imitare McEnroe se lo scordi, SuoerMac era altra cosa.