Esordio più felice non poteva esserci per Jannick Sinner alle ATP di Torino: sul cemento indoor, l’altoatesino ha vinto con autorevolezza e relativa facilità il suo primo match contro il greco Tsitsipas il quale, pur avendolo battuto ad inizio anno in Australia (peraltro con scontri diretti largamente a favore), ha incontrato l’azzurro nel suo peggior momento di forma e nel miglior momento invece di Sinner. Le malelingue dicono che Tsitsipas, da quando si è fidanzato seriamente con la spagnola Badosa (quest’ultima sbuffante spesso in tribuna), non è più lo stesso in termini di lotta in campo. Però Sinner non ha dato al greco alcuno spazio nel quale infilarsi, anzi ha mostrato la nuova versione di sé, ossia un Sinner “berrettinizzato”, tutto servizio (9 aces e 89% di prime palle, niente male) e diritto vincente, che sia lungolinea o a sventaglio. Evidentemente sia Cahill che Vagnozzi, appurate le difficoltà sotto rete del loro pupillo, hanno optato per quello che era il Piatti pensiero, ritornando di fatto alle origini del gioco del ragazzo altoatesino. Insomma, si può vincere anche con due colpi (sono tre se consideriamo che il rovescio di Sinner, senz’altro migliore di quello di Berrettini) e così Tsitsipas è stato spazzato via piuttosto rapidamente: un’ora e 26 minuti, un duplice 6/4 (un break per set, nel quinto e nel primo) e testa a Djokovic. “Martedì sarà bello sfidare il numero 1 del mondo”, ha dichiarato Sinner a fine match, “si gioca anche per queste partite. E’ un’ottima stagione questa per me ma non è importante soltanto la crescita, pure la destinazione. Ed essere qui a Torino a giocare con i migliori del mondo è pazzesco”. Destinazione Torino centrata, ora però (come cantava Grignani) per la “Destinazione Paradiso” ci vuole altro.

Andrea Curti