Come agli Us Open 2019, piegare uno come Monfils non è mai facile, perché il francese, spocchioso e talentuoso al contempo, è sempre lì, attaccato alla partita e all’avversario anche quando pare abbia tirato e possa tirare i remi in banca. Thor Berrettini lo sa, aspetta il momento buono per far passare la buriana transalpina e alla fine issa il tricolore sul penultimo pennacchio degli Australian Open, centrando la prima semifinale personale a Melbourne. E’ stato un match durissimo, circa 4 ore di gioco, in cui Berrettini ha dominato i primi due set ma poi ha accusato un calo fisico vistoso nel terzo e nel quarto dove al contrario Monfils ha preso coraggio e trovato colpi sino ad allora sopiti. Curiosamente tutti i parziali si sono decisi nella loro parte centrale. Nel primo set, sul 2 pari, Berrettini ha incamerato 9 punti consecutivi che lo hanno portato sul 4-2. Il servizio ha sorretto l’azzurro anche nel decimo gioco quando ha annullato al francese una pericolosa palla del controbreak per poi aggiudicarsi 6/4 la prima frazione. Potrebbe Berrettini breakkare subito Monfils ad inizio secondo set ma le tre occasioni non bastano. Anzi, nell’interminabile quarto gioco, durato venti minuti, è l’azzurro a salvare tre palle consecutive del 3-1 al francese. Questo game è l’emblema del braccio di ferro tra i due contendenti, e decide il set perché Berrettini ancora in vigoria fisica, nel fatidico settimo gioco e alla prima opportunità mette la freccia del sorpasso, pressando il francese e costringendolo all’errore come nel diritto sotterrato in rete che dà il secondo 6/4 all’azzurro. Avanti due set a zero la partita sembra girare dalla parte del tennista romano che però manca il colpo del ko rappresentato dalle tre palle del 3-1 che evaporano nell’etere umidiccio di Melbourne. Molfils tiene botta, non molla ma ecco accadere il primo passaggio a vuoto del match da parte di Berrettini che cede il servizio e galvanizza l’avversario. Il terzo set è francese per 6/3 con un manipolo di connazionali che grida in continuazione “Gael Gael” (il nome di Monfils, ndr), cui si accoda il suo clan con in testa la signora MOnfils, alias la Svitolina, mentre Berrettini via via perde lucidità nei turni di servizio, brillantezza nel fisico, profondità e potenza nel palleggio, il che permette a Monfils di tirare fuori dal cilindro una serie di vincenti di diritto e rovescio che lo portano a prendere il largo nel quarto set e dominarlo per 6/3, portando la contesa alla quinta e decisiva partita. Berrettini corre in bagno, forse si calma, riaggiusta le idee e torna in campo più concentrato che mai. Ergo: break subito, secondo break dopo e un vantaggio rassicurante 4-0, lasciando al francese le briciole di due punti in tre giochi. Verve ritrovata d’incanto, Berrettini fa suo l’incontro al terzo match point con Monfils che manda in rete un diritto fiacco e l’azzurro che può tirare fuori tutta la sua rabbia urlando agli spettatori “Non sento non sento”. In effetti gli australiani hanno gradito la rimonta del francese e ovviamente l’italiano non ha gradito il tifo contro. Ma tutto è bene quel che finisce bene. Ora sotto con Nadal, uscito vittorioso in cinque set e quattro ore di gioco contro il mancino canadese Shapovalov, accusato da quest’ultimo di favoritismi arbitrali per impiegare il doppio dei 20 secondi permessi per effettuare il servizio. La sensazione è che dopo lo scherzetto di Djokovic, gli organizzatori puntino su Nadal per non far perdere prestigio all’Albo d’Oro del torneo. O almeno far arrivare lo spagnolo in finale per vedersela presumibilmente col russo Medvedev che resta il favoritissimo. Però siamo sicuri che Berrettini darà tutto per centrale la seconda finale Slam dopo Wimbledon 2021. Il precedente diretto (Us Open 2019) non è favorevole al martello del Nuovo Salario ma sono passati più di due anni e il ragazzo italiano ne ha fatta di strada: intanto lunedì sarà 6 del mondo, best ranking, ma per battere Nadal servirà un numero di aces e una percentuale di prime palle superiore a quelli odierni (12 aces e il 62%). Nadal, contando anche il 250 di Melbourne, è in serie positiva da 9 partite consecutive, quindi sta ritrovando il suo tennis di pressione sul cemento australiano, benché l’alopecia galoppante lo renda più vulnerabile rispetto alla gioventù di Berrettini. Staremo a vedere, l’importate è che l’azzurro sia padrone del proprio destino.

Andrea Curti