Quella che si prospetta venerdì mattina (4.30 ora italiana) va al di là di una già importante semifinale Slam. Dopo la vittoria in Coppa Davis e la finale al Masters, l’uomo del momento è senz’altro l’altoatesino Sinner che in Australia è arrivato alla quinta partita consecutiva senza perdere un set, sciorinando un tennis da fondocampo stile Robocop, emulando il fu Jim Courier quando questi era praticamente imbattibile nei fondamentali, inarrivabile nello scambio tanto era superiore la velocità di palla. Rublev, che non è proprio l’ultimo arrivato, è 5 al mondo contro il 4 dell’azzurro, è parso a tratti essere il numero 100 a confronto di Sinner in un imbarazzante braccio di ferro monotematico, in cui l’azzurro avanzava col palleggio e il russio indietreggiava accorciando sempre più il colpo, in barba comunque alla spettacolarità del tennis. Oggi, che piaccia (a chi?) o non piaccia, si vince soprattutto così, senza andare quasi mai sotto rete perché non ce ne è bisogno, il punto si conquista prima, o direttamente col sevizio, al primo colpo, o con un vincente di diritto o rovescio (peraltro bimane, fosse almeno ad una mano…). E Sinner nel contesto ben si sta adattando, tornando anche alle sue origini di mero palleggiatore; da novembre ad oggi sembra essere l’azzurro il ribattitore più in forma, ma dovrà vedersela col Re dei ribattitori, colui il quale risponde meglio di chiunque altro alla battuta altrui, ovvero il number one, l’uomo dei record, il 37enne serbo Djokovic. E’ la continuità di risultati, sulla lunghezza dei tre set su cinque, l’ultimo tassello, quello mancante, per completare il puzzle e consacrare Sinner nell’olimpo del tennis: battere Djokovic per la terza volta nelle ultime quattro partite (complessivamente i precedenti diretti sono 4-2 per il serbo), per giunta in un torneo dello Slam (mai accaduto) e in Australia dove mai lo stesso italiano si era issato prima così in alto, significherebbe quella raggiunta maturità tennistica che tutti aspettano anche con volgare impazienza mediatica. I bookmakers, guardando la classifica ATP, danno favorito Djokovic ma a vedere i due all’opera, senz’altro Sinner, anche per i 15 anni di differenza, appare più aitante, più fresco. Il campione serbo, infatti, ha faticato non poco sinora, perdendo tre set in cinque partite, a volte arrancando di fronte all’irruenza degli avversari; eppure però ha finito sempre per ruggire come solo un Re Leone sa fare, con le unghie e i denti, a volte remando da fondo, a volte piazzando la zampata lungolinea su cui ha costruito vittorie importanti. Per un  nazionalista come lui, quei tre match point consecutivi non capitalizzati contro Sinner in Coppa Davis gridano vendetta. Montepremi a parte, chi perderà uscirà con le ossa rotte: Djokovic dovrebbe rinunciare da subito, ad inizio stagione, al Grande Slam, il sogno di una carriera, riducendo gli obiettivi all’oro olimpico di Parigi o ad un’altra prova dello Slam, per allungare il record di 24; Senza pensare al discorso del ricambio generazionale, del “vecchietto” che perde con il ragazzino. Sinner, dal canto suo, verrebbe etichettato, a torto o ragione, come un simpatico pel di carota non ancora pronto per vincere uno Slam. ;Magari in futuro ma non adesso. Comunque dalla parte bassa sta emergendo il solito Alcaraz, incalzato dai vari Medvedev, Zverev e Hurkacz, altra brutta gatta da pelare. E altro pedalatore in canotta, per la gioia sofferente delle signorine e milf in tribuna.

Andrea Curti