Sara Errari e il suo maledetto tortellino dopato hanno fatto il giro del mondo, tra il serio e il faceto. Una carriera più che onorevole che poteva finire lì, dopo la top-five conquistata in singolare nel maggio 2013 (insieme alla finale del Roland Garros) e la vetta in doppio con l’ex amica (o presunta tale) Roberta Vinci, con cui ha vinto tutto, pure Wimbledon. E invece la tigna della bolognese l’ha fatta da padrona. Una lenta risalita della china, dai torneini più piccoli e sconosciuti sino ai tabelloni Slam, raggiunti dopo aver passato la giungla delle qualificazioni. E’ la second-life della Errani, un’altra Errani, forse tecnicamente sempre la stessa, con i suoi palesi limiti nel servizio, ma col fuoco della rivalsa dentro, che arde, brucia, per dimenticare gli stop forzati che ne hanno indubbiamente penalizzato la vita sportiva. Così “Sarita” è tornata a 33 anni al terzo turno di uno Slam, quinta partita vinta di fila (tre di qualificazione e due di tabellone principale), quattro al terzo set, segno della voglia della bolognese di riprendersi quel palcoscenico che le è stato sottratto, malgrado il numero 134 nella classifica WTA. Comunque la Errani ha maramaldeggiato con la Williams più anziana e più bella, Venus, e ora, davanti a lei, anche il miraggio di un ottavo di finale insperato, dato che incrocerà le racchette con la giocatrice di Taipei, la Hsieh, altra “vecchietta” del circuito, 35 anni, numero 71, che però piuttosto a sorpresa ha eliminato in due set la canadese Andreescu, n.8 del ranking e del seeding (la canadese era alla sua prima partita dopo oltre un anno di inattività). I precedenti dicono Errani 3-0, vinti tutti in due set, l’ultimo datato 2017, quattro anni fa. E poi? La vincente di Voundrousova (19) – Cirstea. Una partita per volta, per carità, ma sognare non costa nulla, e il tabellone non mostra avversarie impossibili per la New Errani.

Andrea Curti