Se le prove del grande Slam fossero due set su tre forse sarebbe meglio, sicuramente avremmo più azzurri al secondo turno di questi Asutralian Open 2019. E’ successo infatti che sia Cecchinato che Vanni, avanti due set a zero, hanno subito la rimonta dei loro avversari, ma con destini diversi. Cecchinato, 17 del seeding e 18 del ranking, ha sciupato tutto quello che si può sciupare in una partita: a parte i due set di vantaggio (bravo il siciliano a recuperare nel primo un break e a inanellare nove games consecutivi), nel terzo ha lasciato campo al non imbattibile serbo Krajinovic, 93 del mondo, perdendolo nettamente 6/1. Il vero rammarico si è avuto nella quarta frazione quando Cecchinato, breakkato l’avversario nel primo game, è andato a servire per il match sul 5-4 in suo favore: qui errori gratuiti hanno rimesso in gioco il suo avversario che, ringalluzzito dall’italiano, nel tie-break si è trovato avanti 6-3; il carattere di Cecchinato però è venuto fuori e, una volta sul 6 pari, ha avuto un match point sull’8-7. Purtroppo Cecchinato ha sparato uno scellerato rovescio, che è uscito di parecchio rispetto alla linea di fondo, permettendo a Krajinovic di salvarsi prima e di pareggiare il conto dei set poi. In avvio di quinto e decisivo set, ancora un calo di concentrazione del siciliano, che ha perduto subito il servizio. Ed è stato fatale perchè il serbo, sulla sua battuta, solo nel quinto set ha realizzato 10 aces, due consecutivi, decisivi, nel decimo gioco. Insomma, 2 ore e 44 minuti di lotta per Cecchinato ma tanta rabbia per un match per certi versi gettato alle ortiche. Luca Vanni, invece, numero 163 proveniente dalle qualificazioni, ha sfiorato l’impresa contro lo spagnolo Carreno-Busta, numero 23 del ranking, che a Melbourne vanta gli ottavi raggiunti lo scorso anno (nel 2017 l’iberico aveva raggiunto le semifinali agli US Open, stagione in cui era entrato anche tra i top ten prima di subire una serie di infortuni). Anche Vanni, dopo aver vinto i primi due set 7/6 6/2, ha ceduto 6/4 al quinto: rispetto a Cecchinato, l’avversario di Vanni è assai più forte e aver lottato tre ore e 47 minuti contro un top30 è sinonimo di orgoglio per il lungo toscano che forse ha perso il braccio di ferro con Carreno nel quarto set, quando ha ceduto il servizio all’undicesimo game (set durato 53′). Nella quinta frazione il tennista italiano ha ceduto di nuovo il servizio nel quinto gioco e a nulla sono serviti i 25 ace e 67 vincenti, alla fine l’esperienza dell’iberico a livello Slam ha fatto la differenza. Ma un plauso al toscano è d’uopo, per averci provato sino alla fine. Bravo davvero. Se l’è cavata anche Fabio Fognini, 13 del ranking e 12 del seeding, che si è sbarazzato del rampante spagnolo Munar, 21enne numero 79 del mondo, che si è ritirato nel corso della terza frazione di gioco causa stiramento alla coscia sinistra quando il ligure era avanti due set e un break, dopo due ore e 24 minuti. Ma non è stata una passeggiata per il “Fogna”. Nel primo tie-break il tennista azzurro era sotto 3-1 prima di infilare sei punti consecutivi. Nel secondo set il ligure ha recuperato due volte un break di svantaggio giungendo al secondo tie-break della partita: Fognini prima ha annullato un set point a Munar nell’undicesimo punto (regalo di rovescio dello spagnolo) poi ne ha sciupato uno a favore, ha annullato un altro set point al tredicesimo punto prima di chiudere al sedicesimo con una proverbiale accelerazione di diritto. Ha dichiarato l’azzurro a fine match: “Qualche problema me lo ha creato Munar, potevamo anche essere un set pari dopo oltre due ore, lo spagnolo lotta su ogni palla, serve bene, è giovane e ha tutto per salire in classifica. Le condizioni poi qui a Melbourne sono molto difficili: caldo, umido e i campi molto più veloci del passato non mi favoriscono. Negli Slam è importante partire con il piede giusto e quindi sono soddisfatto”. Ora per Fognini (miglior risultato a Melbourne gli ottavi nel 2014) c’è l’argentino Leonardo Mayer, numero 53, coun cui il ligure ha pperso gli ultimi due scontri diretti, lo scorso anno, entrambi sulla terra. resta una ghiotta occasione per approdare al terzo turno. “The last but not the least”, la 27enne e numero 27 della WTA Camila Giorgi, unica rappresentante italiana nel tabellone femminile, ha distrutto la sua rivale in meno di un’ora: rapido 6/3 6/0 alla slovena Jakupovic, 83. “E’ stato un buon esordio– ha sottolineato la marchigiana – sto giocando un tennis solido e sono cresciuta dal punto di vista tattico. Anche a Sydney pur perdendo contro la Kerber avevo disputato un buon match. Le palline diverse rispetto allo scorso anno? Io onestamente la differenza non la sento, anzi più è veloce campo e pallina e meglio sto. Al secondo turno dovrò servire bene come oggi, è fondamentale su questa superficie”. Prossima avversaria la polacca Swiatek, 17enne numero 177 promossa dalle qualificazioni ed alla sua prima esperienza nello Slam australiano; la ragazza, campionessa del torneo juniores femminile di Wimbledon, è dotata di un gran servizio, come testimoniano i 12 aces nel primo turno contro la rumena Bogdan. La Giorgi dovrà fare grande attenzione alla tennista polacca se vuole accedere al terzo turno, molto probabilmente contro la n.7 Pliskova.
Stanotte, infine, in gara i tre azzurri della parte bassa del tabellone maschile. Seppi, 35, se la vedrà con l’idolo di casa, l’australiano Thompson, 72, molto pericoloso sulle superfici veloci, ma lo stato eccellente di forma dell’altoatesino (e la tradizione di buoni risultati in carriera a Melbourne, ottavi 2018 compresi) fanno pendere l’ago della bilancia dalla sua parte. Al contrario, al qualificato ascolano Travaglia, 139, si chiede un mezzo miracolo sportivo contro il georgiano Basilashvili, 19, mentre per il pugliese Fabbiano, 100, è scontro vero contro il bombardiere americano Opelka, una sorta di Davide contro Golia, dal momento che l’italiano è alto 173 cm e il suo avversario 2 metri e 11 cm. Un playmaker contro un’ala. La chiave sarà riuscire a rispondere al servizio dello yankee.
Andrea Curti
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