Ma proprio questa settimana doveva rientrare Berdych nel circuito? Il quesito, egoisticamente posto, frullerà con persistenza nella testa di Marco Cecchinato, alla sua prima semifinale in carriera sul cemento outdoor di Doha e da lunedì numero 18 del mondo (suo best ranking). Perché il ceco ha giocato più da ex numero 4 del mondo che da attuale numero 71 (dopo un 2018 segnato da problemi fisici e chiuso praticamente a metà stagione), entrando in tabellone grazie ad una wild card: il punteggio di 7/6 6/3, che lancia il tennista ceco in finale, la 32ma in carriera (peraltro contro Bautista Agut che ha battuto addirittura il numero 1 Djokovic), con un bilancio di sole 13 vittorie. Eppure il match si era messo bene per il palermitano. Salvatosi da 0-30 nel terzo game, il Ceck aveva avuto una palla del 3-1 (regalo di Berdych, diritto lungo) ma la steccava malamente. Il break però era nell’aria, il siciliano comandava il gioco, e arrivava puntuale nel sesto gioco; l’azzurro, con un passante di rovescio, si conquistava il 15-40 che capitalizzava poi con un attacco di diritto che il ceco controbatteva in rete. Sul 4-2 e servizio però a Cecchinato non andavano bene alcune scelte tecniche (vedi palla corta) e così subiva il controbreak immediato alla quarta opportunità. Il resto lo faceva il servizio di Berdych, due aces e riaggancio sul 4 pari. Il palermitano però aveva così coraggio da fare ace di seconda, da salvare l’undicesimo game da 15-30 e da scendere sotto rete nel tie-break della prima frazione, con una voleè alta di diritto che lo issava 3-1. Che diventava 4-2 e poteva essere 5-1 se Cecchinato non avesse esaurito i bonus per l’occhio di falco (era doppio fallo Berdych!); insomma da un possibile 5-1 si è passati a 4-3, con tutta la pressione addosso che ne consegue. Ma era Berdych a fare il bello e cattivo tempo: due errori gratuiti portavano Cecchinato sul 6-3, ovvero a godere di tre set point. Che, complici due aces di fila del ceco, si comprimevano in una sola possibilità sul servizio dell’azzurro; qui Berdych tirava fuori dal cilindro una rasoiata in back lungolinea che costringeva l’azzurro ad un passante prevedibile e per questo facile preda del tennista ceco (stop volley da manuale). Poi un errore gratuito di Cecchinato issava Berdych al primo set point che implacabilmente poneva fine alla prima frazione. E in pratica anche al match perché il match girava in favore del ceco, con un Cecchinato che accusava il colpo (perdere cinque punti di fila in un tie-break dopo aver avuto tre set point è una botta al morale non indifferente) e cedeva la battuta nel secondo gioco. Break decisivo perché solo l’orgoglio teneva a galla il siciliano (annullati tre match point consecutivi al suo avversario nell’ottavo gioco) il quale alla fine capitolava 6/3 dopo un’ora e mezza comunque di buon tennis. I suoi progressi sono sotto gli occhi di tutti, Cecchinato ha dimostrato di giocarsela alla pari anche con dei top-player come Berdych, il cui servizio alla fine ha fatto la differenza (12 aces a 5 e 0 doppi falli contro i 4 dell’italiano), con il 60% dei casi di prima palla del ceco che non ha ricevuto risposta (contro il 35 di Cecchinato).

Andrea Curti