Da un Cecchinato che scende (40) e chissà mai se riuscirà a tornare in alto, ad un Berrettini che invece sale sempre più su (22): il tennis italiano maschile sta davvero avendo un periodo d’oro, un boom dopo l’altro di buoni risultati, frutto del duro lavoro sul campo dei giocatori e fuori dei loro entourage (si pensi a Fognini top 10).. Dunque Matteo Berrettini è ad un passo dai primi 20 del mondo e a Stoccarda (terzo sigillo in carriera) è diventato il secondo italiano di sempre dopo Seppi a conquistare un torneo ATP sull’erba, quasi una impresa per le italiche racchette che sui prati verdi non hanno quasi mai pascolato a dovere. Ma l’esplosione del 23enne tennista romano non è un caso per le sue caratteristiche fisiche e tecniche; Berrettini incarna perfettamente il prototipo del giocatore moderno (alla Khachanov per intenderci), ovvero gran servizio e ottimo diritto, ed era strano come sulle superfici veloci (rispetto alla terra rossa) non fosse ancora riuscito ad esprimere tutto il potenziale. Ma la sua crescita esponenziale si sposa perfettamente con le migliorie apportate da coach Santopadre, ovvero rovescio bimane più ficcante alternato al rovescio in back ad una mano (che sul rapido è micidiale), e maggiore rapidità negli spostamenti laterali e nella corsa in generale. Per un ragazzone come lui (196 cm x 90 kg) muoversi con agilità non è un fatto scontato, tutt’altro. Le statistiche del successo a Stoccarda dicono anche un’altra cosa importante, ovvero che Berrettini non ha mai perso un servizio in tutto il torneo e l’anno scorso solo due giocatori ci sono riusciti, tali Alexander Zverev (a Madrid) e Novak Djokovic (a Shanghai), non due qualsiasi. Insomma, Wimbledon si avvicina e rivedere un azzurro protagonista sarebbe magnifico.

Andrea Curti