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Cosa resterà di questo 2020 è di facile intuizione, tuttavia nonostante i soli 6 mesi di attività agonistica e la quantità ridotta all’osso dei tornei, alcuni risultati importanti sono stati raggiunti, tanto a scala globale quanto a scala nazionale. Intanto il serbo Djokovic, 33 anni, per il sesto anno consecutivo ha conservato lo scettro di numero uno della classifica mondiale, eguagliando il record del suo idolo, l’americano Sampras. Anche l’iberico Nadal, 34 anni, è di nuovo entrato nella storia raggiungendo le mille vittorie in carriera e soprattutto vincendo il ventesimo Grande Slam, il tredicesimo Roland Garros. Numeri da capogiro che riguardano però quasi sempre i vecchietti della racchetta mondiale. L’unico che pare alzare la testa di fronte a quei campionissimi dl altra generazione è l’austriaco Thiem, 27 anni, che ha vinto per la prima volta gli Us Open e che quest’anno ha battuto due volte Nadal (Australian Open e Londra) e una Djokovic (Londra). La maturità dell’austriaco pare più solida di quella del russo Medvedev, reduce da 10 successi su 10 partite di seguito, mettendo il fila nel Master di Londra sia Nadal che Djokovic che Thiem in finale. Ma per vincere uno Slam ci vuole ancora altro. Ne sanno qualcosa i vari Tsitsipas, Zverev, Rublev e lo stesso Berrettini, che ha chiuso il 2020 ancora in top-ten nonostante sei mesi non proprio esaltanti, forse anche a causa degli infortuni vari che gli hanno impedito una continuità di risultati. Certo, la sconfitta a Parigi con il Carneade Altmaier è una ferita ancora sanguinante, così come il tie-break decisivo a Roma contro Ruud che gli avrebbe aperto le porte di una storica semifinale. Lì al ragazzone capitolino è mancato coraggio, decidendo di scambiare da fondo piuttosto che chiudere il punto a rete con un avversario in affanno. Complessivamente abbiamo otto giocatori nei primi cento del mondo (dieci nei primi centoventotto), e se non è un record poco ci manca: Berrettini 10, Fognini 17, Sonego 33, Sinner 37, Travaglia 74, Caruso 76, Cecchinato 80 e Mager 100. Poi c’è l’altro ragazzo, Musetti, 128, che insieme all’altro diciannovenne Sinner, rappresenta il futuro del tennis italiano; sono loro quelli che per età hanno fatto i maggiori progressi in classifica. Sinner vincendo il torneo di Sofia, scomodando addirittura la diretta RAI, è risultato il più giovane italiano di tutti i tempi a portare a casa un trofeo e, in un anno e mezzo di artività agonistica, cioè da inizio 2019, il tennista altoatesino è passato da numero 549 all’attuale 37, vincendo tre challenger sul veloce, passando le qualificazioni a Budapest, Lione e Us Open, arrivando in semifinale a Colonia, quarti al Roland Garros e battendo Tsitsipas a Roma. Non male per un “pivellino”! Sonego poi con la finale di Vienna, partendo da lucky loser, ha battuto il numero 1 del mondo Djokovic, un fatto che accade a pochi privilegiati in carriera, il sesto italiano nella storia. Anche il torinese, 25 anni, partendo da numero 107 nel marzo 2019, ha in dodici mesi più che dimezzato la sua classifica, issandosi a ridosso dei primi 30 giocatori al mondo; tecnicamente, e per la maggior esperienza acquisita in campo internazionale, Sonego è senz’altro un tennista più completo di Sinner e Musetti, ma gli ampi margini di miglioramento di questi ultimi lasciano ben sperare anche in ottica di Coppa Davis futura.

Andrea Curti