Poteva arrivare al numero 68 se avesse vinto il torneo di Pula, invece Marco Cecchinato si deve accontentare del numero 77 non riuscendo a portare a casa la quarta finale in carriera. L’azzurro si è dovuto arrendere al serbo Djere (n. 74 del ranking) per 7/6 7/5 dopo due ore e sedici di minuti di gioco tiratissimo. In effetti il match è stato in grande equilibrio sin da subito. Cecchinato ha ceduto il servizio in apertura, complice due errori non forzati e un doppio fallo, ma poi il tennista siciliano ha controbreakkato il serbo con una perfetta variazione in back del suo rovescio. A parte una palla del 4-3 per Djere sulla battuta dell’azzurro, si è andati avanti con i propri turni di servizio con un Ceck sontuoso (a zero il nono e l’undicesimo gioco) e un serbo invece in difficoltà, indietro 15-30 in un paio di occasioni. Poi, sul 6-5 Cecchinato, al cambio di campo, Djere ha richiesto il medical time out per un presunto dolore alla gamba sinistra. Presunto perché in realtà il serbo, da allora in poi, ha giocato un match impeccabile, a cominciare dal tie-break che ha chiuso per 7 punti a 3 spolverando la riga col rovescio bimane lungolinea. Anche ad inizio di secondo set Djere è partito forte portandosi 2-0 (il “Ceck” però ha sciupato due palle dell’immediato break in apertura) e facendo imprecare Cecchinato con le sue prodigiose rincorse. L’azzurro ha comunque proseguito nel suo braccio di ferro da fondo campo ed ha ribaltato momentaneamente il punteggio portandosi 3-2 e servizio. Ma proprio quell’interminabile sesto game, che poteva dare il 4-2 al siciliano (ne ha avute quattro di palle), ha cambiato di nuovo l’andamento del match assegnando il contro-sorpasso al serbo. Nel festival delle occasioni mancate ci sono anche le due palle-break che Cecchinato non capitalizza nel settimo gioco, così Djere si è issato al match-point sul 5-4 e servizio dell’azzurro, che lo ha annullato con uno slice esterno. Ma la resa è avvenuta due games dopo, sempre sulla propria battuta: Djere ha bucato due volte Cecchinato in attacco (passante lungolinea di diritto e incrociato di rovescio) e poi, sul quarto match point, ha chiuso la contesa in proprio favore con una risposta di diritto che, ancora una volta, ha spolverato la riga di fondo. Per Djere è il secondo titolo in carriera, sempre sulla terra rossa, dopo Rio de Janeiro 2019. Alla fine Cecchinato, molto amareggiato per il comportamento anti-sportivo del suo avversario, reo di aver simulato un infortunio che in campo non si è visto proprio, ha dichiarato: “Ho disputato la partita più brutta della settimana e nonostante tutto, avevo una gran voglia di vincere. E’ un peccato perdere una finale così, mancava solo l’ultimo passettino. Djere ha meritato di vincere, ha giocato meglio di me, ma lasciatemi dire che non è stato corretto quando sul 6-5 ha chiamato il fisioterapista e poi si è rialzato correndo per oltre due ore”. Il “Ceck” si è tolto anche qualche sassolino dalle scarpe: “Ringrazio soprattutto quelle poche persone che hanno creduto in me. In questo anno e mezzo ne ho sentite di tutti i colori, che non meritavo quella classifica (numero 16, ndr), che la mia semifinale Slam a Parigi 2018 era stato un caso, insomma tante cattiverie e mancanza di rispetto. Invece Max Sartori mi ha dato tanta energia, stiamo facendo un buon lavoro e le tante partite vinte sinora ne sono testimonianza. Il primo obiettivo, quello di rientrare nei primi cento, è centrato, ora bisogna lavorare per andare oltre“. La determinazione non è certo un optional per il “Ceck” ritrovato.
Andrea Curti
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