A mente fredda si possono fare tutte le elucubrazioni possibili e immaginabili per il flop azzurro in Coppa Davis, ma è certo che la sconfitta contro la Croazia lascia delle falle più o meno grandi nella gestione tecnica della squadra italiana. Innanzitutto è dai tempi di Adriano Panatta che manca coraggio nelle scelte del Capitano non giocatore: in singolare Panatta fece risorgere Cané (contro Woodforde a Firenze o contro Wilander a Cagliari) e Camporese (contro Moya a Pesaro), oppure stupì tutti schierando in singolare Narducci in Svezia perché in allenamento questi aveva battuto uno spavaldo Neuro in allenamento. Anche in doppio l’ex cittì azzurro si è inventato coppie “miste”, ovvero un risponditore (Gaudenzi) e un attaccante (Nargiso), alternando altri risponditori (Pescosolido) e altri attaccanti (Brandi). E li ha convinti anche a giocare nel circuito per creare quell’alchimia che si può innescare a forza di match. L’innovatore Panatta però è rimasto tale e solo perché chiunque si sia succeduto sul trono del capitanato non ha fatto altro che seguire la classifica, schierando i singolaristi meglio piazzati nel ranking e chiamando il doppista di turno. Bertolucci, Barazzutti e adesso Volandri fanno gli stessi errori, non capiscono che la Davis è altra cosa anche con questa formula stile esibizione, e i croati (che hanno espugnato Torino col numero 279 del mondo, il 23enne Gojo) hanno dato una bella lezione. Sonego è sceso in campo svuotato di energie mentali e fisiche, forse Fognini avrebbe fatto più comodo in singolare che non in doppio dove con Sinner aveva giocato un match solo due giorni prima. Perché non programmare una coppia di doppio che disputi tutti i tornei del circuito? Sonego e Musetti hanno fatto bene alle Olimpiadi, sono stati ad un soffio dalla clamorosa vittoria proprio contro i croati (poi medaglia d’oro), dimostrando di servire bene e di giocare con efficacia sotto rete. E Bolelli? Il numero 9 del mondo nel doppio pare si fosse infortunato, fatto sta che anche in passato, qua do era in condizioni fisiche migliori, ha scaldato la panchina guardando gli altri cimentarsi contro gli avversari, nonostante con Fognini abbia vinto gli Australian Open quasi 7 anni fa. Boh. Il tennis è anche azzardo, saper leggere i propri giocatori senza guardare il ranking ATP. Nel settore maschile sono quasi 25 anni che questo non accade. La mancanza di Berrettini poteva invogliare a prendere decisioni diverse. Innovative. Peccato.

Andrea Curti