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Mentre Federer ha annunciato (con sommo dispiacere per gli amanti del tennis puro e incontaminato) che la mega esibizione della Laver Cup sarà la sua ultima partecipazione in un campo da gioco, l’Italtennis di Coppa Davis affronta domani a Bologna l’Argentina in un match che la vede stra.favorita anche alla luce dei risultati del primo turno. L’unico singolarista azzurro certo di giocare è il romano Berrettini mentre c’è il ballottaggio tra l’altoatesino Sinner, che ha marcato visita contro la Croazia per dei piccoli problemi alla caviglia, e il Salvatore della Patria (in quel di Bratislava lo scorso marzo) il toscano Musetti, apparso in gran spolvero di idee e di fisico. Gli argentini Baetz e Schwartzman, contro i fratelli svedesi Ymer, sono parsi scarichi e svuotati, quasi infastiditi di esser catapultati sotto le Torri dell’Asinello (o giù di li) per difendere i colori del loro Paese. Il Mago Coria, che ora è ct dell’Argentina, forse cercherà di smuovere le acque, di mischiare le carte inserendo (non si sa al posto di chi) quel Cerundolo che da inizio 2022 ha guadagnato ben 100 posizioni in classifica da inizio anno, e che però sarebbe al debutto in Coppa Davis, benché questa Coppa Davis di fascino non ne abbia granché. Al contrario i tennisti nostrani, forse perché trascinati dal pubblico amico, hanno dato il massimo, sia pur con risultati differenti. Berrettini ha faticato non poco, con l’attenuante dei tornei a singhiozzo disputati sinora tra infortunio a fine 2022 durante il Master di Torino, operazione alla mano destra e contagio da covid 19 pre-Wimbledon, mentre Musetti ha mostrato quella maturità tennistica e quella consapevolezza dei propri mezzi che la vittoria di Amburgo (contro l’attuale numero 1 Alcaraz) gli ha regalato. Non c’è dubbio che Musetti attualmente sia il giocatore italiano più completo e anche più vario (e quindi più bello a vedersi) a disposizione di capitan Volandri. Fossimo in lui lasceremmo i singolaristi così come sono, lanciando Sinner (qualora stia in perfette condizioni fisiche) nella terza ed ultima sfida di domenica contro la Svezia, quella che porterebbe l’Italia dritta alle finali del prossimo novembre. Singolaristi a parte, ciò che più conforta è il doppio azzurro Bolelli-Fognini, autori di una annata quasi strepitosa (al momento sono la decima coppia al mondo) testimoniata anche dal successo su Mektic e Pavic, la coppia croata pluridecorata del circuito. I due azzurri (il primo di Budrio, vicino Bologna, quindi “in casissima”, e il secondo ligure) in realtà giocano assieme da anni e sono stati sempre ben affiatati, come dimostra la loro più importante affermazione, gli Australian Open 2015. Non si arriva così lontano senza aiutarsi in campo. E questo campo indoor li aiuta parecchio perché è più lento, quindi la pallina rimbalza di più e consente ad entrambi non solo di palleggiare agevolmente ma anche di pensare dove tirare la pallina (si ha più tempo rispetto ad un classico cemento). Per chi come loro non ha un servizio fulminante, piazzare la palla e farla girare è determinante. In questo contesto e con questa formula di soli tre incontri (rispetto ai cinque del passato) avere un doppio forte come quello italiano è fondamentale per il passaggio del turno.

Andrea Curti