Le scorie degli Us Open si fanno sentire in casa azzurra: la settimana prossima, a Bologna, c’è il girone di Coppa Davis e la nazionale italiana dovrà fare a meno dei due singolaristi titolari, ovvero Berrettini (che si è infortunato alla caviglia) e Sinner (che ha declinato per “stanchezza”). Ha scritto quest’ultimo sui social: “Sfortunatamente non ho avuto abbastanza tempo per recuperare dopo i tornei in America e purtroppo non potrò far parte della squadra a Bologna. È sempre un onore giocare per il nostro Paese e sono convinto di tornare in nazionale al più presto. Un grosso in bocca al lupo ai ragazzi, ci vediamo”. E’ un arrivederci quindi, o almeno dovrebbe esserlo perché alle finali di Malaga di fine novembre ci andranno le prime due per girone. Certo, chi da mesi ha comprato i biglietti per vedere Sinner e Berrettini non sarà felice di non vederne almeno uno, e la vittoria del girone non è comunque in discesa per gli azzurri. Soprattutto i cileni gongolano perché Jarry e Garin sono gli avversari più temibili, dal momento che i canadesi (detentori del titolo) si presentano anche loro senza i due singolaristi (Auger Aliassime e Shapovalov) e gli svedesi hanno registrano la defezione del numero uno Michael Ymer. Insomma, dalle vele spiegate verso la Spagna si passa ad una navigazione in acque meno sicure. Intendiamoci, Musetti e Sonego in singolare possono senz’altro fare bene, anzi forse l’impegno sarebbe maggiore rispetto alle “prime donne” di casa nostra, e quindi, contando anche che la spettacolarità del gioco ne guadagnerà, non tutti i mali possono venire per nuocere. Capitan Volandri ha dichiarato che “abbiamo una squadra all’altezza del compito”, ha anche rinunciato per scelta a Fognini in doppio convocando Bolelli e Vavassori (Arnaldi prima riserva dei singolaristi) rimischiando le carte, non per sua volontà. La domanda che ci poniamo è la seguente: il rifiuto di Sinner, fisico o meno che sia, finalizzato alla sua presenza al Masters di Torino più che alla Davis, equivale all’insurrezione di Gaudenzi (attuale capo dell’ATP) & C. negli anni ’90 per i premi partita? Allora si gridò allo scandalo, oggi il buonismo latente lo aborra.

Andrea Curti