Finisce in semifinale la corsa di Marco Cecchinato all’ATP 250 dell’Estoril; di fronte al muro serbo Kecmanovic, versione tennista Robocop, numero 40 del mondo, il palermitano ha raccolto la miseria di quattro games, sciogliendosi come neve al sole dal primo break subito nella prima frazione, ossia al quinto gioco. Fino ad allora il tennista siciliano era parso sicuro di sè, in palla sui turni di servizio, variando molto il gioco (addirittura nel terzo, vinto a zero, ha sciorinato una palla corta, una stop-volley e un vincente di rovescio), mettendo paura in apertura al serbo, quando lo stesso, prima di firmare il punto dell’1 pari, si è dovuto rifugiare al secondo vantaggio per non subire lo 0-2. Poi appunto il break che ha minato la sicurezza del Ceck, anche perché lo stesso ha ceduto il servizio sul vantaggio di 40-15. Da lì in poi non c’è più stata partita perché Kecmanovic ha ricordato un Jim Courier d’altri tempi, infallibile, implacabile nello scambio e padrone assoluto del campo mentre Cecchinato si è innervosito scagliando la racchetta in terra, provando ad uscire dal guado nel quale si è ficcato ma ha sbattuto contro il muro del suo avversario che, senza commettere particolari errori, ha regalato pochissimi quindici all’azzurro. Anzi, ad inizio di seconda frazione, il serbo ha incamerato un parziale di 12 punti ad 1 che gli ha spianato la strada verso un facile 6/3 6/1, stroncando qualsiasi velleità di recupero di Cecchinato. Comunque rammarico non c’è, troppa la superiorità di Kecmanovic; resta la semifinale raggiunta due anni dopo Parma ed una voglia di tornare protagonista che, intanto, proietta il Ceck tra i primi 80 del mondo. E’ un ben tornato nel tennis che conta, ma dal giocatore quale è, con i suoi mezzi tecnici, ambire alla top-50 è il minimo.

Andrea Curti