Continua il momento d’oro del tennis italiano, questa volta sono le ragazze ad essere protagoniste. Nel 1000 di Dubai è arrivata la vittoria più importante nella carriera per la toscana Paolini, 28 del mondo e 1 d’Italia, capace di rimontare la moscovita Kalinskaya (vendicando così la sconfitta di un mese fa agli ottavi di finale degli Australian Open) in un match incredibile per l’equilibrio in campo. Innanzitutto in tutti e tre i set, la tennista di Castelnuovo di Garfagnana è partita con un break di svantaggio nel gioco di apertura. Nella prima frazione la Paolini ha recuperato da 0-2 a 2 pari, poi da 2-3 a 3-3, ma il terzo break nel nono gioco è stato fatale per perdere il set 6/4. Nella seconda frazione la Kalinskaya si è trovata avanti 2-0, 3-1 prima di subire il ritorno della Paolini, concretizzatosi nel 3 pari. E il secondo break a quindici, nel dodicesimo game è valso il set: 7/5 e un set pari, palla al centro per il terzo. Qui di nuovo la Paolini ha dovuto inseguire la sua avversaria: 0-1, 1-1, 1-2 e 1-3. Il vantaggio della russa si è mantenuto intatto fino al 5-3 (con una palla del 4-4 per l’azzurra), ma sul 5-4 e servizio, nel momento cioè di chiudere il match, la Kalinskaya si è inceppata e la Paolini ne ha approfittato per infilare quattro giochi consecutivi e alzare il trofeo arabo dopo due ore e sedici minuti di gioco. “Oggi ho lottato punto su punto“, ha commentato la tennista toscana a fine incontro, “questa straordinaria settimana è iniziata con la rimonta di un set e un break alla brasiliana Haddad Maia e si è conclusa nel migliore dei modi. Sono orgogliosa del mio risultato e di come sono stata in campo“, ha chiosato la Paolini. E’ effetto Sinner? Che la toscana non venga troppo a rete, un po’ per l’altezza non proprio vatussa che la espone troppo agli odiati lob, un po’ perché tra le ragazze l’attitudine al gioco da volo è ancor più rara che nei colleghi maschietti, è abbastanza risaputo; se poi ci mettiamo che il suo allenatore, l’ex davis man Renzo Furlan, a rete non ha mai brillato, allora il cerchio si chiude. E’ semplicemente il tennis moderno e la vittoria in Australia, ad una grintosa e mai doma come lei, la potrebbe anche averla esaltata, agonisticamente e tecnicamente parlando: sparare dei missili da fondo senza aver paura di sbagliare, condita con una preparazione fisica invidiabile e una silhouette ancor più da urlo, oltre alla solidità mentale mai smarrita da un’annetto almeno a questa parte (quella è senz’altro merito di coach Furlan che meriterebbe da anni il Capitanato di Coppa Davis, altro che Volandri!), fanno un mix di ingredienti vincenti. E il successo in terra araba lo testimonia. Da lunedì la 28enne azzurra sarà numero 14 del mondo guadagnando 12 posizioni, l’ottava italiana nella storia del tennis ad entrare in top 15 (le altre sono Schiavone n.4, Errani 5, Pennetta 6, Vinci 7, Farina 11, Reggi 13 e Cecchini 15). Il lavoro premia sempre. Che sia da esempio per i più giovani.

Andrea Curti