Arrivare alla seconda settimana di uno Slam non è da tutti, almeno in Italia, ma Matteo Berrettini ci sta abituando a risultati positivi a josa. Il 23enne romano è il settimo azzurro di tutti i tempi ad approdare agli ottavi di finale degli Us Open dopo l’attuale cittì di Davis Corrado Barazzutti (semifinalista nel 1977), l’indimenticabile Adriano Panatta (ottavi nel 1978), il mancino Gianluca Pozzi (ottavi nel 1994), l’italo-americano Davide Sanguinetti (ottavi nel 2005), “Mister top-ten” o quasi Fabio Fognini (ottavi nel 2015) e Paoletto Lorenzi (ottavi nel 2017). Di Berrettini, prototipo del giocatore moderno con gran servizio e ottimo dritto a chiudere (ma i progressi dell’allievo di Santopadre col rovescio e sotto rete sono sotto gli occhi di tutti), ha impressionato la personalità con cui si è sbarazzato dei suoi avversari, tutti in quattro set; al primo turno Berrettini ha battuto l’esperto e sempre pericoloso francese Gasquet, nel secondo il fastidioso l’australiano Thompson e nel terzo l’altro giovane aussie Popyrin. Intendiamoci, tutti giocatori indietro in classifica (Berrettini è 24 ma rientrerà nei primi 20) ma è sempre difficile vincere tre partite di fila in un match al meglio dei cinque set, specie per chi come il tennista capitolino è rientrato da poco dall’infortunio alla caviglia. La speranza è che la striscia positiva di vittorie si allunghi a quattro ma sarà davvero difficile approdare ai quarti di finale; l’avversario di Berrettini è quel “pazzarello” di Rublev, incostante nei risultati ma capace, a Flushing Meadows, di battere Tsitsipas e Kyrgios. Il quasi 22enne moscovita è numero 43 dell’attuale ranking ma nel circuito tutti sanno che vale almeno i primi 15 del mondo. Sarà match quindi durissimo, un banco di prova comunque eccellente per dimostrare il proprio valore. E questo Berrettini lo sa.

Andrea Curti