Dove eravamo rimasti? Ah si, febbraio 2019, con il successo a Buenos Aires sul piccolo ma terribile Schwartzman. Adesso, dopo un anno e mezzo di sprofondo tennistico (da numero 16 del mondo al 113!), nove primi turni e morale sotto i piedi, il “Ceck” è tornato finalmente ai suoi livelli raggiungendo la quarta finale in carriera (ne ha vinte tre su tre…) nell’ATP 250 di Pula, in Sardegna, sull’amata terra rossa. Senz’altro la risalita di Marco Cecchinato da Palermo è dovuta alla scelta oculata di una guida tecnica, Max Sartori, che gli ha ridato ordine, rigore e sicurezza, tutto ciò che invece aveva perso con la scelta scellerata di Uros Vico, assolutamente inadatto a guidare un giocatore a certi livelli. E’ vero che in campo ci va il giocatore e non il tecnico ma l’esperienza e la saggezza di un coach può fare molto nella mente di un giocatore e nella lettura tecnica di una partita. Infatti, “stasera Sartori mi dirà che devo fare domani contro Djere nella consueta riunione tecnica“. Le parole del Ceck la dicono lunga sul rapporto con il suo allenatore e sulla fiducia ritrovata nei suoi mezzi tecnici, che sono e restano tanti. Sartori, dal canto suo, nei giorni scorsi ha confermato la crescita del suo assistito: “La prima cosa che gli ho detto quando ci siamo rivisti? Che ognuno di noi doveva fare il proprio ruolo e che lui doveva ritrovare soprattutto la voglia di stare dentro il campo. Nei mesi di lavoro durante il lockdown Marco ha davvero avuto un atteggiamento giusto ed è stato sul pezzo per tanto tempo e non era facile perché non c’erano partite o tornei. Cecchinato ha risistemato diversi tasselli del suo mosaico di giocatore, raggiungendo il primo obiettivo di tornare nei primi 100 del mondo, un salto non da poco, però c’è ancora da lavorare”. Esatto. Con tre prove del circuito maggiore (Roma, Parigi e Pula) il tennista siciliano è rientrato di prepotenza nei primi cento giocatori al mondo e si piazzerò nei primi 80, ma il lavoro continua. Innanzitutto c’è una finale da giocare, domani contro il serbo Djere, che contro Musetti se l’è vista brutta prima di uscirne vittorioso complice anche l’infortunio al gomito del talentuoso ragazzo toscano. “Ci conosciamo bene“, ha commentato Cecchinato, “spesso ci alleniamo insieme. E’ un ottimo giocatore, sarà una partita molto difficile ma sono felice di essere arrivato in finale, una sensazione che non provavo da tempo e che mi ripaga del lavoro svolto sinora“. Dunque col serbo Djere, numero 74 del mondo, uno dal gran diritto e dal buon fisico, il palermitano vanta un 2-0 secco e incoraggiante in virtù dei successi, entrambi sulla terra rossa all’aperto, nella finale del challenger di Milano 2016 e nei quarti di finale di Umago in Croazia nel 2018, altro torneo che poi il Ceck fece suo. Insomma, l’azzurro parte favorito e gli organizzatori, dandogli una wild-card, ci avevano visto lungo.
Andrea Curti
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