ROMA – Dopo l’impresa di aver eliminato due top-ten (Thiem e Rublev), Lorenzo Sonego torna in campo ma esce purtroppo sconfitto da un match comunque ben giocato contro il numero 1 del mondo, il serbo Djokovic. Sonego ha dato tutto, lottato su ogni punto, come ha dichiarato lo stesso Djokovic a fine gara, ma non è bastato. Forse ha pagato i troppi errori non forzati, 31 contro i 19 del serbo, ma d’altronde per battere il numero 1 del mondo bisogna rischiare. Eppure nel primo set la partita sembrava tranquilla per Djokovic: break al quarto gioco (3-1) e va liscio fino al 6/3. Nella seconda frazione invece Sonego comincia ad alzare il livello di gioco, sciorinando il suo vasto campionario. E’ forse il servizio che non gira come dovrebbe. Il piemontese fa più fatica di Djokovic a mantenerlo, come dimostrano le quattro palle-break concesse al number one serbo (nel terzo e settimo gioco) ma per fortuna non realizzate. Anzi, addirittura passa il treno dei set-point nel nono gioco, sul 5-4 Sonego e servizio Djokovic. E’ bravo il tennista torinese a crederci da 15-40, quando spara una terrificante risposta di diritto che prende persino l’applauso del serbo. Ma il diritto lo tradisce nei due set-point, entrambi sulla seconda di servizio del tennista balcanico: nel primo Sonego si sposta erroneamente sul diritto, nel secondo tira alle stelle. Sono errori che si pagano perché portare subito a casa il set  avrebbe significato risparmiare molte energie per il terzo. Anche nell’undicesimo game Sonego ha due palle per andare a servire per il set ma, nella prima, una sua stop-volley si affloscia in rete, mentre nella seconda la sua palla corta viene intercettata da Djokovic che col rovescio incrocia e urla al mondo la sua rabbia agonistica. Sul 6-5 per il serbo, Sonego però deve fronteggiare due match-point che il numero 1 del mondo sciupa malamente con due errori gratuiti (rovescio in corridoio e diritto in rete). Graziato, Sonego si è esalta e il suo smash vincente lo porta al tie-break. Dove Djokovic parte forte (3-0) complici tre errori del tennista piemontese, che però si riprende subito: un chop di diritto, fantastico colpo che non gioca più nessuno, e una volée di diritto lo riavvicinano. Djokovic allunga 4-2 con una accelerazione di diritto ma poi cede di nuovo due punti consecutivi con un doppio fallo e un rovescio lungo. Gli altri due punti (per il parziale di 4-0) sono farina del sacco di Sonego: rovescio d’attacco vincente e si issa 6-4, con altri due set point a disposizione. Al primo, che poi è il terzo nel set, il diritto lungolinea del tennista piemontese muore sulla rete; il secondo invece è quello buono perché Djokovic sbaglia banalmente col rovescio. Dunque, col tie-break in tasca Sonego inizia il terzo set sulla scia dell’entusiasmo, accaparrandosi con tre palle-break (0-40 sul servizio del serbo) dove rispolvera la veronica di Adriano Panatta, l’ultimo italiano ad arrivare in finale a Roma (1978). Corsi e ricorsi storici, tutto sembra essere girato dalla sua parte, il pubblico lo osanna, lui è gasatissimo. Ma qui viene fuori il carattere del numero 1 del mondo che lentamente e con umiltà e la giusta aggressività, salva il proprio game di battuta e, al quarto gioco, mette la freccia del definitivo sorpasso. Sonego tenta una reazione nonostante lo smash al salto di Djokovic (quello del 5-2 per il serbo) dica che in campo la differenza atletica è ormai chiara. Il serbo chiude il match all’ottavo gioco mentre Sonego saluta il Foro dopo uno splendido torneo che lo proietterà al best-ranking di numero 28 del mondo. Domani Djokovic giocherà la sua sesta finale. Contro chi? Semplice, contro Nadal che a Roma vanta 9 titoli su 12 finali complessive (il bilancio diretto delle finali a Roma è 3-2 Nadal). Lo spagnolo è l’unico che ha faticato poco, al contrario degli altri che hanno fatto il doppio turno in un giorno per la pioggia di ieri. Contro il gigante americano Opelka, n.47 del mondo, il n.3 Nadal ha avuto una sola incertezza nel quarto game quando ha annullato quattro palle-break al suo avversario ma subito dopo lo ha breakkato e l’americano non è più rientraro in partita. Un duplice 6/4 che è valso non solo la finale di Roma 2021 ma anche la 500ma partita vinta sulla terra rossa in carriera (il mostruoso record è di Vilas con 854)  nonché il 92% dei match vinti sul rosso, primo nelle classifiche di tutti i tempi (il secondo un “certo” Borg, ha la percentuale dell’86%…). Insomma, le premesse per l’ennesima sfida (29-27 lo score complessivo in favore di Djokovic), l’ultima delle quali sui campi del Roland Garros, ovviamente in favore dello spagnolo, ricca di emozioni e spettacolo, ci sono tutte. Però stiamo sempre parlando di un 34enne contro un 33enne. E dove stanno questi giovani?

Andrea Curti