E’ difficile parlare di uno che ha talento da vendere, che lo ha dimostrato con grandi risultati, ma poi questo talento lo getta dalla finestra anno dopo anno perdendo con onesti giocatori da circolo o, peggio mi sento, con pivellini dell’ultimo secondo. E’ difficile parlare di Marco Cecchinato che di nuovo si è lasciato andare via (in classifica, ora è 200), salutando tutti a fine settembre e dando appuntamento in Australia dopo una stagione con molti bassi (15 primi turni su 23 tornei disputati) e pochi alti (semifinale ad Estoril, terzo turno a Roma e secondo a Madrid). Assolutamente inspiegabili le sue montagne russe. E’ vero che fare dietrologia fa male alle coronarie (semifinale di Parigi e vittoria di Budapest e Umago nel 2018, vittoria a Buenos Aires e numero 16 del mondo nel 2019) ma che fine ha fatto quel grande giocatore che sul rosso annichiliva tutti, persino Re Djokovic, diventando il numero 1 d’Italia in un momento di magra, prima della sbornia Berrettini e Sinner? Una metamorfosi così involutiva ha pochissimi precedenti, e se non è una questione tecnica, almeno non lo sembra, forse (e sottolineiamo forse) è motivazionale. Quanta voglia ha, oggi, questo ragazzo palermitano di 31 anni, con moglie e prole sul groppone, di risalire di nuovo la classifica, con la concorrenza che c’è in giro? Il tennis è uno sport di testa e se quando entri in campo non hai presenza mentale, concentrazione, non si va da nessuna parte. Anche il dispendio fisico si potrebbe far sentire, perché in campo stare appresso al ritmo imposto da ragazzini di 17 o 18 anni, o impattare contro  sconosciuti arabi o africani che non hanno nulla da perdere nel calderone dei challenger, non è così semplice, anzi sono tutte trappole nelle quali “Ceck” è cascato con entrambi i piedi. E allora, oltre ad auspicare che Sinner vinca uno Slam, che Berrettini passi un anno finalmente senza infortuni, che Musetti si avvicini alla linea di fondo piuttosto che stare dietro tre metri e che Arnaldi e Sonego non perdano la loro verve agonistica, auguriamoci che Cecchinato ritrovi quella voglia di giocare e di divertirsi che lo portarono in auge, d’altronde lui è patrimonio del nostro tennis, risultando il primo tennista italiano a dare il via a tutto il carrozzone di successi e piazzamenti pre e post Covid. Molto dipenderà da lui, destino compreso

Andrea Curti