Laver, Nastase, Connors, Mc Enroe, Becker, Lendl, Edberg, Sampras, Stich, Hewitt, Roddick, Nadal, Murray: chissà che effetto farà stasera a Matteo Berettini, chiuso nella sua stanza d’albergo “a festeggiare con acqua minerale” (come ha dichiarato a fine match), leggere l’Albo d’oro del Queen’s e sapere che nell’anno 2021 c’è anche il suo nome. Orgoglio per essere il primo azzurro di sempre ad essere entrato nella storia dell’erba londinese che conta (Eastbourne, vinto da Seppi nel 2011, non ha la stessa tradizione) e consapevolezza di giocarsi le sue chances anche nel tempio del tennis, a Wimbledon, dove l’assenza dichiarata di Nadal lo farà rientrare nelle prime otto teste di serie, senza quindi scontrarsi coi big sino ai quarti. Sognare una scalata a Londra laddove nessuno nell’Era Open è mai arrivato non sembra utopia. Staremo a vedere. Intanto che il tennista romano si goda il meritato riposo dopo una settimana brillante nella quale il numero 1 del seeding ha tirato fuori carattere, tanto carattere, nei momenti più difficili. Esordio non facile nel derby vinto contro Travaglia, poi in scioltezza ha eliminato Evans, Murray e Norrie (nel mezzo l’australiano De Minaur), cioè ha mandato a casa tutti gli inglesi a casa loro. Ripetizione voluta e cercata che attesta una italica goduria sportiva di altissimo livello. Fatto sta che nella finalissima contro il mancino Norrie, 41 del mondo in ascesa, Berrettini è partito come al solito molto concentrato e ordinato, cercando di sbagliare il meno possibile. Così alla prima opportunità ha strappato il servizio al britannico al quinto gioco (goffo doppio fallo di Norrie) mantenendo il vantaggio (4-2, 5-3) sino al logico 6/4. Più combattuta la seconda frazione perché il londinese ha iniziato a martellare sul rovescio dell’italiano che è il suo punto debole (benché sia molto migliorato). Ad onor del vero Berrettini, sul 4 pari e battuta Norrie, si è trovato 15-40 con due palle del break (che lo avrebbe portato a servire per il match) ma non è riuscito a capitalizzarle: ciò ha dato forza al tennista inglese che, scampato il pericolo, è approdato al tie-break dove ha effettuato il mini-break al secondo punto e il romano non è più riuscito ad agganciarlo. Il tentativo out di recupero col rovescio ha sancito il conto pari dei set, tra le grida di auto-incoraggiamento del tennista di casa e gli applausi del pubblico amico. Sulla scia dell’entusiasmo Norrie ha conquistato il primo punto della terza e decisiva frazione, con un preciso passante di rovescio (attacco però corto dell’azzurro). Complessivamente nei primi quattro turni di servizio, solo tre punti lasciati ai ribattitori. Si arriva ad un altro crocevia: come nel secondo set Berrettini ha due chance per il break nel sesto gioco ma la precisione di Norrie sotto rete è impeccabile. Si vede però che le accelerazioni di dritto di Berrettini iniziano a scalfire il muro britannico e il break definitivo arriva all’ottavo gioco, quando il tennista romano spara una bordata di rovescio che colpisce la riga piena e sorprende Norrie, la cui opposizione bimane finisce in rete. E’ il preludio al trionfo azzurro: Berrettini va a servire per il match e lo fa con una calma serafica mixata a potenza che non permette all’avversario di rientrare: game vinto a zero e via, ad alzare la Coppa del Torneo, la più grande dell’ATP Tour dicono i bene informati. Per il tennista romano è il quinto successo in carriera, il secondo quest’anno e il 72° italiano nell’era Open. Soprattutto il primo al Queen’s. Accanto ai nomi di cui sopra.
Andrea Curti
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