Dopo 658 lunghi di digiuno tennistico, tra infortuni in ogni dove del corpo, amori ingenuamente pubblicizzati sui social, hater e polemiche varie anche di gusto discutibile, con il cambio di allenatore o distacco dal suo Santopadre, “il martello” è tornato al successo: The hammer in questione è il romano Berrettini, sparito dai radar ma tornato gradualmente nel circuito con l’intento però di riprendersi il tempo perduto. Così è accaduto che, al primo torneo sulla terra rossa, di matrice marocchina (il 250 di Marrakech), il quasi 28enne (il prossimo 12 aprile)  tennista romano ha portato a casa l’ottavo titolo della carriera, il quarto sulla terra battuta (non vinceva sul rosso da tre anni, da aprile 2021 a Belgrado), battendo il pedalatore spagnolo Carballes Buena, che era defending chanpion, campione in carica. Ovviamente non è stato un match facile per l’azzurro che si è trovato in svantaggio nel primo set dopo il break dello spagnolo al quarto game (1-3). Immediato però il contro break di Berrettini, che poi è cresciuto di livello, agonistico e tecnico, breakkando di nuovo l’iberico per poi chiudere la prima frazione 7/5 col solito schema, marchio di fabbrica, servizio e diritto vincente. Il secondo set è andato via assai più liscio del previsto: la conclusione 6/2, con un ace al primo match point, è l’emblema del suo ritorno, prorompente. Il tennista romano è stato bravo a tenere nei momenti duri, annullando complessivamente sette palle break su otto al suo avversario. Ora anche la classifica torna a sorridere: Berrettini da domani sarà numero 84 (da 135) e si trasferirà a Montecarlo dove ad attenderlo c’è il serbo Kecmanovic per il primo turno del torneo Masters 1000 monegasco. La concorrenza fa bene a tutti; si parla solo di Sinner, con pienone ai suoi allenamenti, ma adesso si spera che anche Berrettini possa riprendersi la sua fetta di successo. D’altronde cosa vale di più, la finale di Wimbledon o il successo in Australia?

Andrea Curti