Il tanto atteso derby azzurro all’Open del Canada ha dato delle indicazioni non troppo positive per il nostro tennis. O meglio ha detto in primis (e forse già lo sapevamo) che tra i due litiganti (Berrettini e Siinner) gode il terzo, il toscano Musetti, perché attualmente in Italia e’ il giocatore più completo in termini di colpi, che ci fa più divertire, dal quale puoi aspettarti improvvise e rischiose soluzioni vincenti. Al contrario il campionario a disposizione di Berrettini e Siinner e’ alquanto limitato, con i rivali nel circuito che ormai hanno preso le misure, li conoscono e sanno come fronteggiarli.Berrettini sta cercando di recuperare la miglior condizione fisica senza cui il suo letale schema servizio e diritto va a farsi benedire. Ma i punti deboli del ragazzone romano sono sotto gli occhi di tutti: difficoltà negli spostamenti laterali e soprattutto quel rovescio bimane troppo normale rispetto al suo diritto devastante. Contro Sinner Berrettini ha sciupato sette palle break nel primo set, alcune per degli errori pacchiani. Intendiamoci, coach Santopadre sta cercando di sbrogliare la matassa ma il rovescio slice ad una mano del suo assistito pare più giocato col polso che non un movimento fluido e completo, tanto da rimanere strozzato a metà campo dove Sinner, entrando col diritto, ha poi facilmente fatto punto. Il problema di Berrettini e’ capire se a 27:anni può ancora migliorare tecnicamente: i dubbi in merito sono tanti e leciti. Sinner, dal canto suo, avendo 6 anni in meno potrebbe avere maggiori margini di miglioramento ed e’ indubbio che il duo Cahill-Vagnozzi stia cercando delle soluzioni più consone al suo gioco. Lo sforzo fatto dall’altoatesino di presentarsi ogni tanto sotto rete o di forzare la seconda palla, tanto per citare alcune delle novità, e’ encomiabile dal punto di vista della volontà di migliorarsi ma i risultati in generale e negli Slam in particolare tardano ad arrivare. Giocatori come Ruud, Rune, Tsitsipas, Alcaraz, Rublev e compagnia cantante a cui va aggiunto Zverev, sembrano aver raggiunto quella costanza di rendimento e di risultati troppo granitica per le speranza azzurre di vedere presto almeno un top 5 italiano. Abbiamo diversi ragazzi bravi ma manca l’acuto, il Pavarotti della situazione che muova le genti e le trascini verso l’euforia di un successo Slam. Gli Usi Open di fine mese sono lì pronti per smentirci.

Andrea Curti