Ottavi di finale agli Australian Open, poi 1 vittoria e 3 sconfitte, con due primi turni consecutivi (Miami e Marbella) che lo hanno fatto scivolare al numero 18, Sinner alle calcagna (22) per lo scettro di secondo giocatore d’Italia e un cambio di allenatore (da un argentino all’altro, da Davin a Mancini) che pareva non sortire effetto: invece Fognini a Montecarlo è risorto, non solo in termini di risultati ma anche sotto il profilo mentale e fisico. E anche della fortuna, perché il russo Medvedev, 2 del mondo e del seeding nella stessa parte bassa dell’italiano, è stato fermato dal Covid. Aria di casa sua, insomma, d’altronde non è un caso se il 33enne ligure è il defending champion del Principato, avendo a sorpresa vinto l’edizione 2019 (causa pandemia quella del 2020 non si è disputata). E come in quel cammino trionfale di due anni fa, in semifinale potrebbe ritrovare Sua Maestà del Rosso, lo spagnolo Nadal. Ma andiamo per ordine. Al primo turno, contro il serbo Kecmanovic (47), Fognini che è testa di serie numero 15, ha portato a casa un match strano, zeppo di break, 11 in tutto, 7 in suo favore, ed è questo che alla fine ha fatto la differenza. Al secondo turno poi il “Fogna” ha scherzato con l’australiano Thompson, uno da veloce che tira non forte e che ha subito la prepotenza del palleggio dell’azzurro. Match tutto sommato morbido, mentre oggi negli ottavi, contro l’altro serbo Krajinovic, 37, con cui aveva perso le ultime due gare sulle tre complessive, il tennista ligure ha maramaldeggiato nella prima frazione (vinta facilmente 6/2) grazie anche alla scriteriata tattica del serbo che invece di attaccare, ha accettato lo scambio da fondo campo prestando il fianco alle accelerazioni dell’azzurro (10 vincenti contro i 2 dell’avversario). In apertura di secondo set però Fognini ha il solito blackout, scompare dal campo per lasciare l’iniziativa al serbo che con un parziale di 8 punti a 2 vola 2-0 e servizio. Nel terzo gioco, il più lungo dell’incontro (quattro vantaggi), Fognini non riesce a capitalizzare neppure una delle quattro palle del contro-break e così Krajonivic si ritrova avanti 4-1, 5-2 e 5-3 e battuta. Va a servire per il set il tennista serbo ma Fognini riappare in campo, strappa la battuta al contendente e si issa 5 pari. Nel tie-break non c’è storia: l’azzurro lascia un misero punticino al serbo e approda ai quarti di finale dove ad attenderlo c’è il vincente del match tra il norvegese Ruud (giustiziere del topo-ten argentino Schwartzman) e l’iberico Carreno Busta, due tipetti che sbagliano poco, magari hanno poca inventiva ma sono difficile da piegare. Fognini comunque è in forma così come Nadal, al rientro alle gare dopo due mesi, che ha concesso solo cinque giochi in due partite. Ma lo spagnolo conosce bene i campi del Country Club, dove ha trionfato 11 volte negli ultimi 15 tornei. Sembrava si potesse fare lo stesso discorso per Djokovic che all’esordio aveva ridimensionato un buon Sinner, ricacciando l’emergente azzurro nella schiera dei futuri contendenti, non degli attuali, e invece il numero 1 del mondo ha stranamente perso la trebisonda nei momenti topici del match contro il n.33, l’inglese Evans, che è stato intelligente a pressarlo e attaccarlo. Djokovic nella prima frazione ha perso tre volte il servizio nettamente, due a 15 e uno a 30, e poi sul 4 pari si è di nuovo sciolto. Nella seconda frazione il serbo è volato 3-0 ma non è stato in grado di mantenere il vantaggio né di capitalizzare l’unico set-point a disposizione nel decimo gioco. Poi nell’undicesimo ha ceduto la battuta per la quinta volta nel match ed Evans è stato implacabile. Onore al britannico, capace di infliggere la prima sconfitta del 2021 al numero 1 del mondo. Ma l’ipotetico Grande Slam è ancora in salvo.

Andrea Curti