Da questo atipico Roland Garros in era Covid tutti si aspettavano un Berrettini-killer, in grado di farsi strada senza troppo faticare (almeno nei primi turni), dall’alto del suo numero 8 in classifica mondiale e settima testa di serie dello Slam parigino. E invece il tennista romano, così come al Foro Italico, ha perso non soltanto una semplice partita ma l’occasione ghiotta di entrare negli ottavi di finale e di puntare anche oltre. L’avversario d’altronde era alla sua portata, il qualificato tedesco Altmaier, numero 186, proveniente dalle qualificazioni e frequentante i challenger, i tornei cosiddetti minori (solo di montepremi, non per qualità in campo). Così il ragazzone capitolino si è smarrito durante il match, palleggiando da fondo quasi sempre in maniera poco profonda, poco incisiva, lasciando così campo al teutonico, al contrario molto tonico nel fisico e lucido nella mente. Rispetto ai turni precedenti, Berrettini avrebbe dovuto fare di più, non aspettando l’errore dell’avversario bensì prendendo l’iniziativa, cosa che oggi è accaduto di rado. Per la verità l’azzurro ha avuto anche la chance di almeno allungare il match ma sul 5-4 e servizio nel secondo set, si è fatto contro-breakkare da Altmaier complice un passante lungolinea che ha esaltato le doti atletiche del comunque abbordabile tennista tedesco. Berrettini è parso anche svuotato fisicamente, incapace pure di reagire con rabbia e determinazione, e ciò ha permesso al qualificato avversario di andare a vele spiegate verso il traguardo degli ottavi di finale. Inutile dire che la delusione è tanta: si faceva affidamento su Berrettini e invece nulla. D’altronde Berrettini è il prototipo del giocatore moderno, servizio e dirittone vincente, con tutti i pregi (specie sul veloce) e tutti i difetti che emergono, questi ultimi, quando trova in ribattuta al suo servizio, giocatori che poi mantengono il palleggio costante e senza errori. A Berrettini mancano le variazioni di gioco (a dir il vero anche un po’ di tecnica, l’impugnatura del diritto è contro ogni estetica) benché talvolta applichi anche la smorzata, e forse coach Santopadre, che è un intelligente taciturno, lo avrà capito. Se vuole aspirare a qualcosa in più delle seconda-terza schiera di giocatori più forti al mondo, Berrettini è chiamato nei prossimi mesi a mostrare un vasto campionario di colpi, altrimenti resta così come è. Per fortuna però sul rosso di Parigi ci sono Sonego, Sinner e l’incredibile Trevisan negli ottavi di finale del Roland Garros. Per tutti e tre è la prima volta, bella e indimenticabile. Comunque, la sorpresa più grossa viene fuori proprio dal settore femminile: Martina Trevisan, 27 anni il prossimo 3 novembre, col suo inconfondibile accento fiorentino, ha vinto la sesta partita di fila, tre delle qualificazioni e tre del tabellone principale, lottando come una iena su ogni palla. La mancina ritrovata (perché voleva smettere col tennis, lei che è una promessa mancata da parecchi anni), una volta nel main draw da numero 159 della classifica WTA, ha prima tritato la Giorgi nel derby azzurro, poi ha mandato a casa la teenager Gauff (numero 51) recuperando un set di svantaggio e poi, recuperando un set e annullando due match-point nel tie-break del secondo, ha regolato la greca Sakkari (24) in un match maratona, quasi tre ore di gioco. Ora la Trevisan sfida quella Bertens (8) che contro la Errani è uscita sulla sedia a rotelle prima di rientrare e vincere la partita. Una attrice, l’olandese, di cui non fidarsi mai, anche per il precedente sfavorevole alla toscana, ma “iena” Trevisan è pronta all’ennesima lotta e sognare i quarti non sembra impossibile. Nel maschile il piemontese Sonego, 46 del mondo, pare aver trovato a 25 anni la maturità giusta per comandare il gioco anche da fondo campo, lui che per attitudini tecniche e caratteristiche fisiche è senz’altro più efficace sulle superfici veloci. Così ha passato a fatica il primo turno contro il qualificato Gomez, poi pochi problemi contro il kazako Bublik e il capolavoro contro lo yankee Fritz, uno che ha una buona varietà di colpi ma pecca in agonismo, specie nei momenti topici delle gare. Sonego in tre match è stato in campo quasi dieci ore, segno anche di una buona condizione fisica e mentale. Ma contro il folletto argentino Schwartzman, 14 del mondo, che a Roma ha beffato Nadal, servirà forse un match da veloce, per non cadere nella trappola degli scambi del piccolo ma velocissimo sudamericano. Ovvio che il piemontese parta svantaggiato, per la forza dell’avversario soprattutto, ma l’appetito vien mangiando. Anche il bimbo Sinner, 19 anni e 75 dell’ATP, parte col pronostico avverso con il tedesco Zverev, 7 del mondo, finalista allo scorso Us Open e giustiziere di un buon Cecchinato, ma il ragazzo italiano sinora non ha neppure perso un set: 3-0 al belga Goffin (13), 3-0 al mediocre francese Bonzi e 3-0 all’ostico pallettaro argentino Coria. Contro Zverev è la prova del nove per vedere se Sinner è in grado di contrastare il potere di giocatori più forti. Ma ha tempo per maturare, l’importante è che i suoi coach gli insegnino non soltanto servizio e fondamentali, più tecnica, più estro, fantasia, imprevedibilità. A volte il ragazzo sembra anche troppo rigido sulle gambe e capita (per la giovane età) non riesca a leggere la partita; contro Zverev serve un Sinner esponenziale per fare risultato e aprire le porte ai quarti di finale. Sarebbe un bel segnale essere a certi livelli a 19 anni.

Andrea Curti