L’Italia del tennis sta abbattendo tutti i suoi record, a dimostrazione che Sinner non è un caso isolato ma fa parte di un movimento privatistico, partito con la semifinale (40 anni dopo Barazzutti) di Cecchinato al Roland Garros 2018, e passato per Berrettini a Wimbledon, l’ascesa di Sinner a numero 1 del mondo, la Coppa Davis vinta e la finale raggiunta dalle ragazze in Billie Jean King Cup, Già, le ragazze, Ritiratasi la Giorgi, le tenniste italiane hanno sofferto un ricambio generazionale importante, con i successi di squadra e in singolare di Schiavone, Pennetta, Vinci a testimoniare l’eredità pesante a cui sono andate incontro. Ma si sono rimboccate le maniche. La Cocciaretto ha centrato gli ottavi con buona disinvoltura mentre la Paolini l’ha fatta grossa, vincendo sei partite il che vuol dire finalissima, 12 anni dopo la Errani, scherzo del destino la sua compagna del doppio (con cui è in semifinale e rischia di intasare il Roland Garros). Il segreto della Paolini è il suo allenatore, Renzo Furlan, ex davisman deciso e grande lavoratore sul campo, in grado di trasformare la ragazza toscana da un anonimo 80 posto mondiale al numero 7 (da lunedì). Contro la numero 1 polacca Swiatek, schiacciasassi implacabile alla sua quarta finale al Roland Garros (le ha vinte tutte…) ci vorrà più di un miracolo, un forfeit magari. Ma nel tennis tutto può accadere. Anche che nel doppio maschile si impongano Bolelli-Vavassori, giunto all’epilogo di uno Slam per la seconda volta quest’anno dopo gli Australian Open e 65 anni dopo Pietrangeli-Sirola sotto la Tour Eiffel. Aspettando Sinner-Alcaraz, la vera prima partita per l’altoatesino.

Andrea Curti