L’attesa era ed è tanta e non soltanto in Italia, anche a Parigi: l’esordio è andato quasi liscio per Fabio Fognini, 12 del mondo ma che per molti non solo può entrare nella top-ten ma, dopo la vittoria a Montecarlo, può addirittura insidiare Nadal nell’ipotetico 12° successo dell’iberico sui campi in terra rossa del Roland Garros. Il derby con Seppi ha avuto l’esito prevedibile sulla superficie più lenta e quindi più congeniale per il numero 1 d’Italia; siparietto a parte (Fognini, per contestare una chiamata out del giudice di sedia, ha scavalcato la rete invadendo il campo e per questo beccandosi un warning tra le risate generali), Fognini si è imposto in quattro set, che potevano essere tre secchi se nel terzo non avesse ceduto il servizio due volte. Ora testa e cuore al secondo turno, contro il 28enne mancino argentino Delbonis, che sta risalendo lentamente la china (è 75 ma è stato numero 33 nel 2016) e proviene dalla semifinale di Ginevra, persa di un soffio con lo Zverev buono, Alexander. Fognini, nei precedenti diretti, è in vantaggio 4-3, e si ricorda la finale di Amburgo 2013 quando il tennista ligure annullò tre match point al gaucho. Cinque dei sette scontri diretti sono finiti al terzo set, uno addirittura al quinto (Wimbledon 2016); l’unico netto l’anno scorso sulla terra svedese di Bastad in favore del 32enne ligure. “Ma ogni partita è differente“, ha dichiarato Fognini, “è una storia a sé, di certo per batterlo dovrò correre molto“. Le condizioni fisiche dell’azzurro però non sono ottime ormai da tempo, come ha confermato lo stesso azzurro: “Mi sto trascinando un problema alla gamba da qualche settimana, poi il freddo e l’umido di questi giorni non mi aiuta di certo. Sto facendo un trattamento con il laser, tre set su cinque presuppongono uno sforzo fisico maggiore rispetto al normale“. La voglia di entrare nella top-ten, privilegio (nella storia del tennis italiano) solo di Adriano Panatta e del cittì Barazzutti, rispettivamente 4 e 7 del ranking, è senz’altro tanta. “Ma non è un’ossessione“, ha terminato Fognini, “ci penso con una maturità maggiore rispetto a quando sono stato 13 del mondo, e anche se non ci riuscissi, non sarebbe la fine del mondo. In verità non è un obiettivo semmai un sogno che potrebbe avversarsi“.

Andrea Curti