Si può perdere una partita quando si hanno tre match point consecutivi? Si può, se non hai mordente. Se giochi a capo chino senza reagire alle avversità. Se non vinci da mesi e sei scorato. Se non riesci a trovare il bandolo della matassa nonostante il cambio di allenatore (e, beffa delle beffe, l’allenatore con cui ti sei separato, ha portato nei primi 100 per la prima volta il suo nuovo assistito). E’ un po’ quello che sta succedendo a Marco Cecchinato che, da numero 16 del mondo quale era, ora è sceso oltre la 60ma piazza. Ma non perché giochi male, anzi paradossalmente forse gioca meglio dello scorso anno, ma non lotta più, si scoraggia subito e finisce inevitabilmente per soccombere all’avversario di turno. Ha perso pure, Cecchinato, la sua proverbiale palla corta, quella che mandò in tilt gente come Djokovic, Goffin, Carreno Busta, Pella. Da inizio 2019 il quasi 27enne tennista palermitano ha collezionato ben dodici primi turni, gli ultimi sei dei quali da maggio; un po’ troppi per aspirare ad un posto nell’Olimpo del tennis. Ma quello che più colpisce è che negli Slam, a parte la fantastica semifinale del Roland Garros 2018, non ha mai superato un turno, pendendo match incredibili, dove ha sprecato grandi occasioni (un match point contro Krajinovic in Australia 2019, due set di vantaggio a Parigi 2019 contro il pensionato Mahut, possibilità di andare al quinto contro De Minaur a Wimbledon 2018), Si è salvato ad inizio 2019 con la semifinale a Doha (la prima sul cemento outdoor) non senza rimpianti contro Berdych, e la vittoria a Buenos Aires tritando gli idoli di casa Pella e Schwartzman. Poi ennesime chances gettate alle ortiche, vedi quarti a Montecarlo (persi contro Pella malgrado il break di vantaggio nel terzo set) e la semifinale di Monaco di Baviera contro il cileno Garin, torneo che poteva anche vincere. E, dalla capitale bavarese in poi, 9 partite, 8 sconfitte e 1 vittoria, una incredibile perdita di fiducia, sfociata poi nello scivolone nel ranking e nei tre match point consecutivi sciupati contro Delbonis ad Amburgo che hanno condizionato il tie-break del secondo set e tutto il terzo. Non giocato con la giusta determinazione. Neanche il cambio di allenatore (via Vagnozzi, dentro Uros Vico) sembra sortire l’effetto desiderato. Ora c’è l’ultimo torneo sul rosso, a Kitzbuhel in Austria, prima della campagna nordamericana sul cemento, dove il siciliano non deve difendere nessun punto; se non dovesse recuperare posizioni neppure nei prossimi due mesi, si rischia di rigiocare qualificazioni e challenger.  Come un anno e mezzo fa. Avanti Ceck, non mollare!

Andrea Curti