Domani ore 15, sacra erba di Wimbledon: per la finale del torneo con più tradizione al mondo si troveranno di fronte il Campione e l’outsider di lusso, ovvero il numero 1 del mondo Djokovic e il romano Berrettini, numero 9 del ranking. Probabilmente i due più in forma e più motivati del momento. Perché Djokovic ha portato a 17 le vittorie consecutive (non perde dalla finale di Roma con Nadal dello scorso maggio), perché punta al 20° Slam in carriera (aggancio agli altri “nonnetti” Nadal e Federer) e al sesto successo a Londra (che sarebbe l’85° titolo in carriera), perché soprattutto intravede la possibilità di portare a casa un leggendario Grande Slam che manca nel singolare maschile da più di 50 anni (Laver 1969), avendo già alzato la Coppa in Australia e a Parigi. Anche per Berrettini non è una finale normale, perché é Wimbledon, perché sarebbe la prima volta in uno Slam, perché vorrebbe dire entrare nell’Olimpo del tennis nazionale maschile accanto a mostri sacri come Panatta e Pietrangeli. Così come Djokovic pure il romano si presenta all’ultimo atto con una striscia di undici vittorie consecutive, tutte sull’erba, altro record per le italiche racchette. L’ultima sconfitta risale ai quarti del Roland Garros, proprio contro il numero 1 che si spaventò non poco per la mezza remontada che sarebbe potuta sfociare nel quinto set. Gli scontri diretti (2-0) e i bookmakers danno in vantaggio il tennista serbo, forse per via della classifica (1 contro 9), ma resta il fatto che è proprio Djokovic ad aver tutto da perdere soprattutto in chiave Grande Slam perché poi i treni a 34 anni non passano più così speditamente. Infine, permetteteci di rimarcare la spiacevole mancanza di una diretta RAI all’evento che dovrebbe essere autorizzata d’ufficio di fronte ad avvenimenti così storici per lo sport italiano.

Andrea Curti