Mentre le agenzie si affannano per mettere in evidenza che il fenomeno Sinner è guarito dalla tonsillite e (guarda caso) è pronto per i tornei sul cemento americano, al Roland Garros i suoi colleghi si dannano l’anima per dare all’Italia quella medaglia che manca da un secolo con il barone De Morpurgo, non considerando il bronzo dell’attuale commentatore Cané a Los Angeles 1984 quando il tennis era ancora sport dimostrativo. Così i toscani della racchetta si sono messi sulle spalle un intero movimento con alterne fortune. Il carrarese Musetti, numero 16 del mondo, nonostante il solito oscurantismo Rai (d’altronde meglio la diretta di Canada-Australia di basket, e diversamente non ci auspicavamo, visto i clamorosi “buchi” alle finali Slam di Sinner e Paolini), ha giocato pericolosamente sulle montagne russe contro lo scorbutico argentino Navone, 37, uno che lo aveva già battuto i primi di maggio nel challenger di Cagliari. E che non molla mai, neppure quando nella prima frazione si è trovato sotto 0-4 con due break sotto e poi 3-5. Un po’ l’agonismo del sudamericano, un po’ la flessione motivazionale dell’azzurro, sicuro di aver già portato a casa il primo set, hanno fatto sì che tutto si rimettesse in discussione; sorpasso Navone 6-5. Musetti è stato bravo a tenere il servizio nel dodicesimo gioco e a smorzare gli entusiasmi del suo rivale nel tie-break, vinto agevolmente per 7 punti a 2 alla prima opportunità. Nella seconda frazione, l’azzurro difende con i denti il primo game di battuta e poi piazza il break nel quarto game che capitalizza portandosi 4-1 e 5-2. Ha anche un match point il carrarese nell’ottavo gioco ma chiude l’incontro al nono sulla propria battuta dopo due ore scarse di gioco, qualificandosi agli ottavi di finale dove incontrerò l’americano Fritz. Gli scontri diretti sono sul 2 pari ma l’azzurro ha vinto gli ultimi due, quest’anno sul rosso di Montecarlo e nei quarti di Wimbledon. Il che lascia ben sperare. Invece è andata decisamente male alla Paolini, entrata in campo come al solito con troppa smania, con troppa fretta di concludere il punto, commettendo 9 errori gratuiti e 2 doppi falli nei primi tre games, il che vale alla slovacca Schmiedlova il break del 2-1. Ma la Paolini è rapida anche nel riprendere le redini del gioco, controbreakkando a zero la slovacca e issandosi 5-2 con attenzione negli scambi. Ma poi sono tornati gli errori non forzati e l’azzurra, andata a servire per il set sul 5-3, si è fatta breakkare per la seconda volta e raggiungere sul 5 pari. La Paolini cede a zero l’undicesimo game cadendo sotto i colpi di una Schmiedlova crescita in risposta e nel palleggio. Così è la slovacca ad andare a servire per il set; la Paolini ha due palle per il tie-break ma non riesce a tenere la palla in campo, gli errori non forzati diventano 20 e il primo set è appannaggio della tennista slovacca. Una piccola pausa fa bene all’azzurra che riflette sui suoi errori e vola subito 3-0 nella seconda frazione, con altre due opportunità del 4-0 che non coglie. Poco male, la Paolini domina negli scambi, la slovacca non ha variazioni di gioco e l’azzurra porta a casa meritatamente la secondo frazione 6/3 al quarto set point. Si va alla terza e decisiva partita. La pazienza è la virtù dei forti. La Paolini pressa da fondo senza angolare troppo e aspetta gli errori della sua avversaria, che arrivano puntualmente; è break in apertura. Ma poi l’azzurra, sul 30-15, concede un doppio fallo e un errore di diritto che portano la Schmiedlova al controbreak, complice uno splendido passante incrociato vincente della slovacca. Siamo 1-1 al terzo e il match, zeppo di errori da ambo le parti, si gioca quindici su quindici. La Paolini con i denti fa il break del 2-1 ma cede di nuovo il servizio alla sua avversaria, alla terza opportunità. Insomma, quattro giochi quattro break e un 2 pari figlio della stanchezza delle giocatrici. Nel frattempo la Paolini getta in rete la chance del terzo break, così è avanti la slovacca che col diritto, anticipa e si porta 3-2. Addirittura un ace concede alla Paolini il 3-3 ma nel settimo gioco l’azzurra spreca tre opportunità del sorpasso sempre con errori di diritto, e la sua avversaria salva un interminabile turno di battuta. E’ comunque ancora un ace a dare il 4 pari alla Paolini che è aggressiva nel nono gioco, tanto da lasciare sul posto la Schmiedlova (apparsa un po’ sulle gambe rispetto all’azzurra) e andare a servire per il match. Sembra finita. Macchè. Tre errori di diritto e uno di rovescio permettono alla slovacca di pareggiare il conto. Troppe occasioni buttate, la Paolini cede anche il dodicesimo gioco e deve lasciare il torneo olimpico di singolare. C’è sempre il doppio con la Errani ma che amarezza, ha sciupato troppo la tennista toscana.

Andrea Curti