Bravo ma sfortunato e in debito ossigeno: Matteo Berrettini non riesce nell’impresa (storica per il tennis italiano) di centrare la seconda finale consecutiva sull’erba e si deve arrendere nella semifinale di Halle ad un Goffin in gran spolvero dal punto di vista fisico. Il punteggio di 7/6 6/3 per il belga è un po’ bugiardo perché Berrettini meritava senz’altro l’approdo al terzo set avendo dato il massimo (era alla sua nona partita consecutiva sul’erba in una settimana, dopo il successo di Stoccarda). Ma il tennista romano, a differenza di altre volte, è mancato nei momenti topici del match. Ovvero quando, nella prima frazione, ha avuto 2 palle del 4-2 che Goffin ha annullato con coraggio attaccando (fortunello nel trovar mezza riga sulla volée nella prima opportunità) e che l’azzurro non è riuscito a capitalizzare passando il belga. Berrettini, all’undicesimo gioco, ha concesso una sola palla break al rivale ma lo ha freddato con un ace (in tutto 14 aces per il romano contro i 7 del belga) e si è arrivati al tie-break. Dove ci aveva abituato ad una lucidità impressionante. Invece si vede che non era giornata perché il tennista italiano è andato avanti due volte con un mini-break; nel primo caso, dopo essersi portato sul 3-1, ha subito la rimonta dell’avversario che ha totalizzato cinque punti ad uno (un nastro beffardo per Berrettini issava Goffin a set point). Galvanizzato dal punteggio parziale, il belga ha preso in mano le redini del gioco, pescando righe su righe da fondo campo, mentre al contrario Berrettini cedeva in freschezza fisica e mentale. Scorato, il romano non riusciva a strappare il servizio al belga neppure quando era avanti 30-0 nel primo e nel quinto game, anzi doveva salvare la propria battuta nel settimo gioco (3 palle del 4-2 Goffin), sempre più in difficoltà con la seconda di servizio, troppo corta e prevedibile per un grande ribattitore come il piccolo tennista contendente.  Così. dopo un’ora e 34′ di gioco, ecco arrivare il primo e unico break dell’incontro, col solito errore di rovescio di un Berrettini con le pile un po’ scariche. Break decisivo che consegnava set e match al belga, agilissimo come ai bei tempi (in passato è stato 7 del mondo battendo Federer alle ATP Finals, ora è 33 per via anche di diversi infortuni), ma che però non cancella quanto di buono il 23enne azzurro ha fatto vedere in questi dieci giorni di erba tedesca. All’orizzonte c’è Wimbledon, dove per la prima volta in carriera Berrettini sarà testa di serie, e una classifica che migliora di settimana in settimana. Per la gioia del tennis italiano.
Andrea Curti