DJOKOVIC, THE DAY AFTER: LASCIA O RADDOPPIA?

Non lo ha ancora mai dichiarato ma la cocente sconfitta nella finale degli Us Open, quella che gli è valsa la perdita contemporanea del Grande Slam e del 21mo Slam in carriera, non può non lasciare il segno. D’altronde non ha dato l’appuntamento all’anno prossimo…Djokovic è e resta il numero 1 del mondo, ma a 34 anni, dopo aver polverizzato il record di permanenza alla vetta dell’ATP, con moglie e prole, con il fisico che comincia a fare i capricci, e con i giovanotti che lo incalzano, trovare gli stimoli giusti per andare avanti a grandi livelli non è facile. Forse la sua idea era quella di vincere Us Open e Grande Slam e poi salutare tutti in pompa magna, invece non ha fatto i conti con quel Medvedev che in tre occasioni su nove lo aveva già battuto, e due volte sul velocissimo outdoor. Certo, la mazzata è grossa, stava ad un passo dalla leggenda Djokovic ma la sconfitta contro il russo è meno inaspettata di quel che si pensi. L’entusiasmo può far molto ma non tutto. Il serbo dopo Wimbledon ha dato ampi segnali di stanchezza fisica, e i rampanti Zverev, Tsitsipas, Medvedev stesso hanno dimostrato che il ricambio generazionale è iniziato, accelerato anche dall’età (e di conseguenza dai malanni fisici) di Nadal e Federer. La stretta attualità ci dice che Medvedev è il terzo giocatore russo di sempre a vincere uno Slam con merito (secco 6/4 periodico) e che non si è numero 2 del mondo a caso. Sembra un orso il ragazzo di Mosca ma fa il romanticone a fine gara: “Oggi era il nostro anniversario e non ho avuto tempo di farle il regalo. Quindi, ecco, questo è il tuo regalo”. E arriva j’assegno da due milioni e mezzo di dollari: “Ora sì che posso farti il regalo…” chiosa il russo ridendo. L’attesa ha giovato. Il futuro è suo e di quelli come lui.

Andrea Curti