Due azzurri nei quarti degli Us Open è stato un evento storico, ma avremmo (“catalanamente” parlando) preferito averne uno solo che arrivasse in fondo al tabellone. Invece il fato, gli avversari, il demerito hanno distrutto i sogni di gloria dei nostri. Ma l’andamento dei match è stato diverso. Berrettini è stato poco in partita contro robocop Ruud, indistruttibile e con (ahinoi per il tennis) ambizioni da number one. Il tennista romano ha perso 5 servizi nel match, e per uno come lui che fa della battuta e del diritto le armi vincenti, è un po’ troppo per sperare di farla franca, specie sul cemento e contro un avversario che, non solo ha ricordato il miglior Ferrer (spagnolo n.3 al mondo nell’era dei Fab Four) ma che è parso una Muraglia cinese contro cui Berrettini è andato a sbattere di continuo, facendosi molto male. L’unico rimpianto per il capitolino è quel terzo set semi-buttato, quando cioè si è trovato sul 5-3 40-15 in suo favore (servizio Ruud), sprecando due set point. Oppure al game successivo, 5-4 e servizio, perso al terzo vantaggio avverso senza set point. Avrebbe vinto? Non c’è la controprova, intanto avrebbe allungato la contesa e magari Ruud, norvegese figlio d’arte (ma il padre è stato un giocatore di poca rilevanza), sarebbe potuto calare d’intensità. Chi lo sa, però il set andava portato a casa. Di rimpianti ne ha a bizzeffe Sinner che, contro lo spagnolo Alcaraz, ha dato vita al match maratona, durato 5 ore e 18 minuti, in un continuo saliscendi di emozioni, errori e bei punti. Perso il primo set cedendo tre servizi, l’altoatesino ha sempre faticato non poco per scrollarsi di dosso il fastidioso iberico, clone di Nadal e del suo tennis muscolare, ricnorrendo l’avversario anche quando era in vantaggio. Come nella seconda frazione quando Sinner, avanti 5.3 prima e 5-4 30-15 poi, si faceva rimontare e superare dal suo avversario, annullando addirittura quattro set point nel 12° gioco e uno nel tie-break. Ma la tigna teneva in vita l’italiano che con le unghie e i denti pareggiava il conto dei set. Nella terza frazione era Alcaraz a scappare 4-2 e andare a servire per il set sul 6-5 ma il controbreak azzurro era in agguato, e allora altro tie-break vinto questa volta a zero con autorità da Sinner. Due set ad uno e 5-3 nel quarto però non bastavano all’italiano per portare a casa la semifinale; nel nono game, sul servizio Sinner ha avuto addirittura un match point ai vantaggi, ma Alcaraz ha rovesciato l’incontro portando l’azzurro al quinto set. Qui altra situazione favorevole per Sinner (3-2 e 40-15 sulla propria battuta) non capitalizzata, e alla fine, se non si sfruttano tutte le occasioni che un match propone, è anche giusto perdere. E così è stato. In semifinale approdano il russo Khachanov, il norvedese Ruud, lo spagnolo Alcaraz e lo yankee Tiafoe. Cioè, nel torneo dove Djokovic, Zverev e Federer sono rimasti a casa e Medvedev e Nadal eliminati, mancano solo i nostri. E’ un fallimento, inutile girarci intorno. Pensando anche che tipi come Ruud e Alcaraz possono addirittura diventare numeri 1 al mondo! L’occasione per rifarsi però è dietro l’angolo: settimana prossima la Davis in casa a Bologna contro Croazia, Argentina e Svezia.
Andrea Curti
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