Fuori Djokovic e Alcaraz, a cui si è aggiunto persino Zverev, l’unico ostacolo di rilievo era rappresentato dal sornione russo Medvedev, che lo aveva sconfitto a Wimbledon al quinto set. Ma Sinner lo ha superato agevolmente in quattro partite e ora, giunto alla semifinale, soltanto l’azzurro può perdere questo US Open. E’ lui stesso, con le sue angosce e le sue frustrazioni, l’avversario da battere perché i rimanenti tre nel tabellone principale non possono far paura al numero 1 del mondo; Sinner infatti affronterà il mancino britannico Draper, outsider 22enne e numero 25 del mondo, uno un po’ pieno di sé tanto da affermare che “sapevo che sarebbe arrivato il mio momento”, capace però di raccogliere il testimone del connazionale ritirato Murray e sconfiggere il cinese Zhang, l’argentino Diaz Acosta, l’olandese Van De Zandschulp (giustiziere di Alcaraz), il ceco Machac e l’australiano De Minaur senza perdere mai un set, presentandosi quindi alla semifinale da immacolato (nel punteggio). A nostro modo di vedere le cose, sebbene i precedenti siano in favore del britannico (1-0 al Queen’s 2021 con doppio tie-break, ossia 3 anni fa, una vita fa), non dovrebbe esserci storia e la maturità tennistica raggiunta da Sinner è tale che scivolare sulla buccia di banana Draper pare improbabile, sebbene il tennis sia sport imprevedibile. Al momento l’unica certezza è che in finale approderà sicuramente un giocatore di casa americano, uno tra il talentuoso (ma con poca personalità) Fritz e il più boscaiolo (ma con tanta personalità) Tiafoe, il n.12 contro il 20 in termini di classifica, 6-1 negli scontri diretti, per entrambi il match più importante della carriera, perché aprirebbe le porte di una finale Slam, per giunta a New York.

Andrea Curti