Il sorteggio dell’ultimo Slam della stagione, quello newyorkese, propone una strada in salita per il numero uno del mondo, l’altoatesino Sinner; da una parte, anzi dalla sua parte del tabellone ci sono l’americano Paul (eventuali ottavi), il russo Medvedev (eventuali quarti) e lo spagnolo Alcaraz (eventuale semifinale). Almeno il primo contendente è un po’ più morbido, l’altro yankee McDonald, sceso al 140 (è stato 37 nel 2016) con cui l’azzurro ha vinto tre partite su tre, compresa la finale dell’ATP 500 di Washington nel 2021. Gli avversari però non sono solo in campo, anche fuori. Gli stessi telegiornali, la stessa stampa che santificava l’azzurro ora ha sbattuto il “mostro” in prima pagina per una esigua quantità di cremina con sostanza dopante conosciuta solo al povero doppista azzurro Bortolotti, che peraltro ha subito la stessa sorte di Sinner, scagionato. E’ vero che la federazione internazionale ha detto che sta valutando se fare ricorso o meno, tuttavia l’impressione è che il doping sia ben altra cosa: chiedete a Becker e quella finale incredibilmente persa dal tedesco contro Muster a Montecarlo nel 1995, o la vigoria fisica (chiamiamola così) di Nadal e dei suoi 14 successi al Roland Garros. Di giocatori con gli occhi spiritati, capaci di reggere ore ed ore senza perdere un filo di ritmo, ne abbiamo visti parecchi, l’elenco è lungo (Lendl, Agassi – reo confesso nella sua biografia -, Courier, ecc.); certo, il sospetto che i malanni di Sinner (prima l’anca che lo ha fatto ritirare da Madrid e saltare Roma, poi la tonsillite che lo ha “costretto” a non presentarsi alle Olimpiadi) siano stati più psicologici che fisici persiste, in ogni caso i fantasmi da scacciare a questi US Open sono parecchi, e la vittoria a Cincinnati è metaforicamente una buona iniezione di fiducia. Il toscano Musetti, 18, bronzo olimpico, ha ricordato comunque a molti che non esiste solo Sinner; se la vedrà col gigante americano Opelka, rientrato nel circuito da poco dopo due anni di inattività per guai fisici veri. In ordine di classifica c’è il ligure Arnaldi, 30, che parte da favorito contro l’americano Svajda, 107, così come il romano Cobolli, 31, contro l’australiano Duckworth, 70. Non è andata male neppure all’altro romano, Berrettini, 44, che se la vedrà con il mancino spagnolo Ramos Vinolas, specialista del rosso, n.122 in ribasso e per questo frequentatore dei challenger. Sfortunato invece il torinese Sonego, 58, ora in semifinale a Winston Salem, che ha pescato il forte yankee Paul, 14 del mondo e particolarmente a suo agio sul cemento di casa. Sembra chiuso anche Darderi, 38, contro il pedalatore argentino Baez, 21, che però l’azzurro ha battuto sul rosso di Cordoba. Il veterano ligure Fognini, alla diciassettesima presenza a New York, ora 71, inizierà contro il ceco Machac, 39; tennisticamente non ci sarebbe storia, ma le partite degli Slam, essendo tre set su cinque, mettono in risalto le qualità atletiche, e vedremo se Fognini ne avrà. Si rivede invece il giovane Nardi, 92, proveniente da un periodo fisico non brillante, che incrocerà le racchette con il 36enne iberico Bautista Agut, ora 67 (ma è stato 9 nel 2019); anche qui conterà la tenuta fisica. E, dulcis in fundo, ecco il 23enne mancino Bellucci, che è vicinissimo alla top-100, portare il numero degli italiani a 10, ma lui è abituato a passare le qualificazioni (è la terza consecutiva, dopo Parigi e Londra); il ragazzo di Busto Arsizio ha coraggio e ardore da vendere, gioca bene anche sotto rete e soprattutto choppa di dritto, il che ci manda in visibilio, un colpo fuori moda nell’era del top esasperato ma sempre elegantissimo. Per quanto concerne le ragazze, la toscana Paolini cerca la terza storica consecutiva finale Slam ma già l’esordio è impervio; la canadese Andreescu, pur essendo 169 (contro il 5 dell’azzurra) è stata 4 nel 2019 nonché vincitrice degli US Open nello stesso anno     ma la Paolini l’ha già battuta due volte su due, anche allo scorso Wimbledon. Buon primo turno per la marchigiana Cocciaretto, 64, contro l’ucraina Baindl, 308. La riminese Bronzetti, 69, se la vedrà con la neozelandese Sun, 57, rivelazione a Wimbledon dove raggiunse i quarti. La fiorentina Trevisan, 91, ha pescato la potente yankee Townsend, 46 mentre la veterana Errani, 94, partecipa per la 48ma volta al tabellone principale di uno Slam, la 12ma a Flushing Meadows, e per lei c’è l’ostacolo spagnolo rappresentato dalla Bucsa, 72. Insomma, quindici azzurri al via. o quattordici più uno con riserva se preferite, per l’ultimo sogno Slam del 2024.

Andrea Curti