L’ultimo Slam della stagione, quello “caciarone” di New York, si presenta ai nastri di partenza senza giocatori eccellenti. Fuori Djokovic, che di vaccinarsi non ne vuole proprio sapere, fuori Zverev per infortunio, fuori Federer ormai tennista sempre più virtuale e con un Nadal alle prese con i soliti problemi fisici e con gli insorti problemi a distanza legati alla compagna puerpera, il favorito sulla carta sembra il russo Medvedev, colui il quale lo scorso anno spezzò proprio a Flushing Meadows i sogni di Grande Slam di Re Djokovic. Ma può essere anche il torneo di uno tra Sinner e Berrettini, anzi forse è proprio il caso di darsi da fare più del lecito per sbalordire la platea internazionale. I due non vengono da un brillante periodo di forma e i tre set su cinque sappiamo essere altro sport rispetto ad un match qualsiasi di un torneo qualsiasi, ma l’occasione per davvero accelerare in classifica è ghiotta. Sinner, 13 del mondo, non dovrebbe aver problemi con il teutonico Altmaier, 93, mentre Berrettini (15) ha il qualificato cileno Jarry, 120, che sta rivedendo la luce dopo infortuni rilevanti e che comunque sa giocare a tennis. Come d’altronde dimostra l’unico precedente tra i due ad appannaggio del sudamericano (quarti di finale di Kitzbuhel 2018). In ordine di classifica, il n.3 d’Italia e 30 del mondo, il toscano Musetti, ha pescato la vecchia volpe belga Goffin, anch’egli ripresosi da guai fisici che sembravano indurlo al ritiro dalle competizioni. Invece Goffin è lì, si è preso il numero 62 del mondo e ancora battaglia con ardore, rapido come è negli spostamenti e incisivo nella risposta. Non è un match facile per Musetti ma deve vincere per confermare quanto di buono si è visto sinora, precedente favorevole compreso (primo turno Roland Garros 2021). C’è poi Fognini, 61, alla 14ma partecipazione, a tenere banco ma il russo Karatsev, 38, resta osso durissimo, specie sulla lunghezza dei cinque sets. Chiude il novero degli azzurri presenti il torinese Sonego, in flessione netta (era a ridosso dei primi 20, ora è 63), che affronta l’australiano Thompson, uno leggerino nei colpi ma abituato ai tempi giusti per i terreni veloci. Considerazione amara per i ragazzi: l’anno scorso ne avevamo dieci di azzurri in tabellone principale, quest’anno la metà. E nessuno è uscito vittorioso dalle qualificazioni, nonostante la nutrita partecipazione. La verità è che il boom di Sinner e Musetti, con gli exploit di Berrettini, stanno mascherando bene la perdita a certi livelli dei vari Cecchinato, Mager, Travaglia, Caruso, con Seppi che sembra avviato a chiudere la carriera. È vero che a guardarla classifica, stanno crescendo giovani interessanti (Passero, Nardi, Zeppieri, Arnaldi) ma stazionano intorno alla 150ma piazza, ancora lontani dal tennis che conta. Invece tra le donne sembrano crescere la predestinata Cocciaretto (ora 100 e qualificata) e la Bronzetti, salita al numero 59 con grande merito. La prima, che a 21 anni può puntare in alto, ha pescato la bielorussa Sasnovich, 36, un match sulla carta proibitivo ma chissà, il tennis è strano. La Bronzetti invece affronta da favorita la yankee Davis, 106. In gara ovviamente anche la marchigiana Giorgi, scesa al 68, opposta all’ungherese Bondar, 56 (il vero avversario della Giorgi è sé stessa), la numero 1 d’Italia e 27 del seeding, la fiorentina Trevisan, che dovrebbe spuntarla sulla russa Rodina (in tabellone col ranking protetto) e l’altra toscana Paolini, cui va l’Oscar della sfortuna per aver pescato la numero 1 del mondo, la polacca Swiatek. A proposito di numeri 1: è l’ultimo torneo di Serenona Williams che a quasi 41 anni (il prossimo 26 settembre) darà l’addio al tennis giocato. Beh, non si è fatta mancare nulla.

Andrea Curti