Non perdendo dal lontano 12 luglio 2017, cioè da 6 anni e 5 edizioni (il 2020 non si giocò causa covid), il serbo Djokovic è l’uomo da battere ai Championships londinesi che partono domani: tutti, a cominciare dallo spagnolo Alcaraz, cercheranno di rendere difficile la possibile (ma non scontata) sua ottava vittoria in carriera sui prati inglesi eguagliando il record di Federer, che vorrebbe dire anche 24° Slam in carriera (record dei record) e anche 3/4 di Grande Slam, in attesa poi degli Us Open di fine agosto, sempre rognosi e imprevedibili, con avversari gasatissimi che possono spuntare fuori all’ultimo momento. L’erba non si inventa, o ci sai giocare oppure no; ci si può anche “arrangiare” ma pensare di arrivare sino in fondo, vincendo addirittura tutte e sette le partite previste per arrivare al traguardo della vittoria finale, per giunta sulla lunghezza di tre set su cinque, pare un po’ utopistico in casa azzurra, che comunque presenta al via un buon numero di giocatori (6) e di giocatrici (7), 13 in tutto, numero non proprio perfetto per un banchetto sontuoso come quello londinese. Comunque, chi ha davvero molto da perdere in questo Wimbledon è l’attuale numero 1 d’Italia Sinner, primo perché difende i punti del quarto di finale dello scorso anno (in cui si era trovato avanti due set a zero prima di vedersi rimontato proprio da Djokovic), secondo perché sinora le sue prestazioni outdoor, su qualsiasi superficie, sono state piuttosto altalenanti e tendenti al deludente. Sinner disputerà il terzo incontro sul leggendario Centrale contro il più scarso dei fratelli Cerundolo, Juan Manuel, argentino n.110 del mondo alla prima apparizione sui campi verdi in Church Road. A proposito di “arrangiati”: prima di Sinner, alle 12 in punto, entrerà in campo il carrarese Musetti (fresco di best ranking, 14) contro il terraiolo peruviano Varillas, 60, anch’egli al primo Wimbledon in carriera. La varietà di colpi di Musetti ha portato l’azzurro a centrare due consecutivi quarti di finale sull’erba, prima a Stoccarda e poi al Queen’s, ma sui campi dell’All England il toscano in due apparizioni non ha vinto neppure un set, per cui è tempo di sfatare questo tabù. Peraltro il peruviano, dopo aver raggiunto gli ottavi sul rosso parigino, se ne è fregato altamente della preparazione sull’erba prendendosi una simpatica vacanza rilassante sempre in Sudamerica. C’è molta curiosità attorno al sesto derby italiano a Wimbledon: Berrettini opposto a Sonego (o viceversa) dovrà pur dare delle risposte. Innanzitutto sulle condizioni fisiche e mentali del romano che solo un anno fa, sembrava un erbivoro doc (doppietta Stoccarda-Queen’s), con la finale raggiunta nel 2021, prima di perdersi nei meandri degli infortuni a catena e nei commenti a-social degli haters per la sua (invidiata, molto invidiata) storia d’amore con la soubrette Melissa Satta. Berrettini a 27 anni ci dovrà però dire se è ancora un giocatore di tennis, col suo fantomatico schema servizio e diritto (vincente), oppure se dobbiamo tirar fuori chili e chili di fazzolettini e struggerci di malinconia, pensando a quello che poteva essere e non è stato. Il torinese e torinista Sonego invece ha già castigato l’amico poche settimane or sono a Stoccarda e intende bissare l’accaduto in virtù del sicuro maggior ritmo partita nelle gambe e nella testa. Match duro pure per il palermitano Cecchinato che a Wimbledon non ha mai passato il primo turno: “Ceck” trova il risorto cileno Jarry che da inizio anno ha trionfato due volte sulla terra rossa (Santiago e Ginevra) e soprattutto, sull’erba teutonica di Halle, ha preso lo scalpo di Tsitsipas sciorinando un servizio quasi imprendibile e un gioco di volo inaspettato. Ha invece buone chances (almeno sulla carta) di passare il turno il giovane qualificato ligure Arnaldi, passato alla scuderia Fognini (quest’ultimo fuori da uno Slam da oltre 15 anni) con ottimi profitti in termini di classifica (è 78) e di rendimento su tutte le superfici. Per il ragazzo sanremese c’è l’iberico Carballes Baena, buon pallettaro da 250 non certo da tornei del Grande Slam, per giunta sull’erba, e aver passato le qualificazioni ovvero tre partite consecutive è senz’altro un allenamento proficuo per Arnaldi che intasca soldi e punti preziosi per il suo ranking. Capitolo donne. La numero 1 d’Italia e 41 del mondo, la marchigiana Cocciaretto, ha pescato la colombiana Osorio, 81, che due anni fa raggiunse il terzo turno; quest’anno la Cocciaretto ha giocato solo un match sull’erba, perdendolo, ma parte almeno alla pari con la sudamericana. Alla toscana Paolini, 42, è invece toccata la ceca Kvitova, 9, due volte vincitrice a Wimbledon (2011 e 2014) nel remake della sfida dello scorso anno che vide la ceca uscire fuori vittoriosa non senza patemi). L’altra marchigiana, la Giorgi, 47, reduce dalla semifinale ad Eastbourne, se la vedrà con la francese di origine russa Gracheva, 43, in un match largamente alla portata dell’azzurra. La riminese Bronzetti, fresca di best ranking (49) dopo la finale raggiunta a Bad Homburg, affronterà la sua bestia nera, la romena Cristian, con cui ha perso due volte su due. Ma non sull’erba, il che rende almeno pari l’incontro alla vigilia. Stesso discorso per la fiorentina Trevisan, scesa al n. 64, che incrocerà le racchette della spagnola Sorribes Tormo, 84, con cui vanta due sconfitte su due partite disputate: la Trevisan a Wimbledon è ancora alla ricerca della prima vittoria in carriera. Si rivede invece Sara Errani che, dopo la brutta faccenda del presunto doping, ha ripreso ad incamerare incontri su incontri risalendo la china sino alla posizione numero 79; per la bolognese ora la statunitense Brengle, 114, da lei sempre battuta (tre volte su tre). Dulcis in fundo ecco la seconda fiorentina, la terza toscana del gruppo azzurro, la qualificata Stefanini, 110, la ragazza cioè che non conosce rovescio giocando entrambi diritti bimani; ha pescato l’estone Kontaveit, 79, al suo ultimo torneo in carriera per gravi problemi alla schiena. Speriamo le dia il colpo di grazia (sportivo, ovviamente).

Andrea Curti