Che fosse il torneo più “bizzarro” del secolo lo avevamo detto all’inizio, per le motivazioni politiche (esclusione dei giocatori russi e bielorussi) e tecniche (mancata assegnazione dei punti ATP), poi è arrivato il coronavirus, che per molti girando le strade è sparito, a mietere ritiri su ritiri (Berrettini, Cilic e Bautista Agut quelli “ufficiali”), le polemiche dettate dalla Cornet (che ha confessato che a Parigi alcune tenniste giocavano nonostante sapessero di essere positive) e da Fognini (che aveva consigliato di boicottare Londra, senza però darne il buon esempio), fino alla telenovela Djokovic in vista di New York (giocherà, non giocherà?). A queste tematiche se ne sono aggiunte altre, causate da un bambinone in cerca di attenzioni (l’australiano Kyrgios) e un da conclamato “rosicone” (il greco Tsitsipas) che non ha digerito lo show del maghetto di Canberra. E’ successo un po’ di tutto nel loro incontro, una guerra di nervi tra due che si “digeriscono” poco, con colpi tecnicamente fantastici (alcune volées in contropiede dell’australiano, qualche passante del greco) alternati ad isteria collettiva, a volte surreale. Kyrgios che batte da sotto più volte (anche Bublik pare lo stia imitando…), Tsitsipas che si innervosisce e spedisce la pallina pericolosamente ad altezza d’uomo, sono solo alcuni degli esempi di come si sia svolto l’incontro. Incontro (quasi di boxe) che è proseguito in conferenza stampa dove il greco ha accusato il collega di “bullizzare gli avversari”, di fare “il bullo in campo”, mentre Kyrgios ha risposto che Tsitsipas “ha seri problemi, non piace a nessuno”. La verità pare accomodarsi nel mezzo, entrambi sono personaggi ambigui. L’australiano in passato ne ha fatte di cotte e di crude (quella di tirare la sedia in campo a Roma nel 2019, tanto per citarne una), gli valse la squalifica), ma anche il greco e i suoi “toilet break” hanno destato sospetti tra i giocatori, anche perché è accaduto che per ben 8 minuti si rinchiudesse negli spogliatoi del Flinders Park con l’avversario seduto ad attenderlo. Come fosse una rockstar. Pare che Tsitsipas utilizzi spesso questo tipo di pausa ma ciò che più stupisce è che gli arbitri non lo sanzionano mai. Così come a Nadal, ormai leggenda vivente, che in campo è padrone di fare quel che vuole, anche di richiamare a rete il torinese Sonego per chiedergli di “gridare più piano”.  Il tutto sotto gli occhi del  giudice di sedia accondiscendente che mai aveva richiamato l’azzurro. Quanto ci mancano Hammond e Armstrong, con loro tutto ciò non sarebbe accaduto. Insomma, siamo alla frutta. Si parla più di atteggiamenti e polemiche che di altro, segno che questo Wimbledon in campo non offre molte emozioni.

Andrea Curti