toto-537314.660x368ROMA-Scrivere ancora di Totò si rischia di essere ripetitivi ogni volta che il grande attore viene ricordato. Ma a 50 anni dalla sua morte il Principe Antonio De Curtis non può non essere raccontato ancora una volta. La storia di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, scomparso il 15 aprile di 50 anni fa nella sua casa romana di Viale Parioli a soli 69 anni resta indelebile. Totò ha lasciato un segno inconfondibile nella storia dello spettacolo in genere ed in particolare nel teatro e nel cinema.  Idolatrato in Italia e all’estero Totò fu applaudito ma anche esecrato in vita, specie dalla critic. Tanto suscitò passioni ed amori nel pubblico e nelle donne, tanto fu un’anima solitaria come solo i grandi comici sanno essere e tanto visse sempre nell’angoscia di non essere ricordato se non per la sua maschera farsesca. Dopo una consacrazione postuma che lo ha innalzato ai vertici della popolarità e dell’arte, dopo le mille e mille righe a lui dedicate da studiosi (Umberto Eco) e artisti (Pasolini scrisse che la “sua maschera riuniva perfettamente l’assurdità e il clownesco con l’immensamente umano”) cosa resta da dire e scrivere? Forse solo una frase: Totò, il Principe della risata. Indimenticabile.

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