ROMA – Gli italiani sono un popolo di indecisi, di soggetti rancorosi, inveleniti dalla crisi economica (cinque milioni di poveri assoluti, tre milioni di poveri “relativi”). Ma, soprattutto, un popolo fatto di soggetti divisi, pronti ad appartenere a un partito, assistiti solo dal riflesso condizionato dello schierarsi. Esempio: succubi di Saviano o orfani di Saviano, per Mimmo Lucano o contro Mimmo Lucano, secondo uno schema di appartenenza partitica che non dovrebbe ripetersi nei giudizi sulla società civile. La sinistra, la grande alternativa del Paese, è lo specchio di queste valutazioni. Rancorosa, indecisa a tutto, divisiva. A cosa stiamo assistendo in questi giorni mentre si assiste alla progressiva dissoluzione di quello che è diventato un partito di centro (il Partito Democratico)? Allo sfrangiamento di quel poco che si può etichettare come sinistra. In Europa Corbyn, Varoufakis e Melenchon fanno risuonare ben altre percentuali alle elezioni prossime secondo i sondaggi. In Italia Sinistra Italiana vuole sfilarsi da Leu dopo un disastro elettorale che ha ridotto il partito a una rappresentatività del 2,3%. Inoltre Potere del Popolo si affranca da Rifondazione per piccole trascurabili scaramucce interne. Ma non sono le uniche sigle che si ammantano di comunismo. C’è ancora Lotta Comunista, i rimasugli di Rizzo quelli di Ferrando etc.. Dunque un elettore che si riconosca nelle parole d’ordine della sinistra (eguaglianza, democrazia, riconoscimento dei diritti civili) per chi dovrebbe votare nel 2019? Il partito ideale non c’è ma neanche quello teorico favorendo in maniera indotta (ma anche ambigua) la teoria chi sostiene che destra e sinistra sono ormai due categorie estinte. Molti elettori si sono riconosciuti nel Movimento Cinque Stelle ma hanno dovuto affrontare il contraddittorio contratto di Governo con un partito (la Lega) che certo di sinistra non è. Ma pur con percentuali in leggero calo questa coalizione tiene e raggruppa un 60% di consensi a cui dobbiamo aggiungere il possibile rivolo supplente di un 4% di italiani che non si pronuncia. Come dire che, nonostante tutte le Caporetto annunciate, due elettori su tre in Italia tengono botta sulla coalizione. Alla faccia dello spread, dei mercati e di quei mediocri politicanti europei che sono Juncker e Moscovici, neanche profeti in patria.  

DANIELE POTO