Wimbledon: Berrettini: lezione dal maestro Federer.

E’ il suo idolo, anche della nonna, e lo si è visto. Sull’erba di Wimbledon il romano Berrettini, bravo ad issarsi sino al quarto turno, è stato in adorazione del suo rivale (assai più famoso e vincente), tale Roger Federer, per tutta la durata dell’incontro (appena 74 minuti) ed ha raccolto la miseria di cinque giochi in tre set, praticamente non entrando mai in partita.  Primo set: 6-1 in 17 minuti per lo svizzero. Secondo set: 6/2 Federer in mezz’ora. Terzo set: 6/2 Federer in 27 minuti. Peggio di così non poteva finire il sogno del tennista del Nuovo Salario cui non è riuscito nulla nella giornata più storta dell’anno; poco servizio, vincenti scarsissimi, determinazione sotto i piedi . Ma lui è ancora lì, sul Centrale della sacra erba londinese, a bocca aperta, cantando “venite adorate…”, perché Federer solo a guardarlo muovere il braccio, vale il prezzo del biglietto. Così lo svizzero è passato senza soffrire, senza sudare, anzi in surplace, senza mai pedalare, ed è un bene in un torneo così duro, mentre Berrettini si è “accontentato” degli ottavi di finale e di una classifica che lo vede entrare nei primi 20 del mondo per la prima volta in carriera. E’ vero che sulla carta era comunque un match proibitivo (per Berrettini era la sesta partita a Wimbledon della carriera, per Federer la numero 111 con un bilancio di 99 vittorie e 12 sconfitte) ma deve, il giovanotto romano, cominciare a pensare di poter affrontare i grandi senza far la figura del bimbo tifoso, è un uomo di 23 anni che deve lasciare da parte il turbinio delle emozioni adolescenziali per convincersi che lui può fare il futuro di questo sport. In questo senso la campagna del cemento nord-americano (con annesso Us Open) può dire molto.

Andrea Curti