Quando passi due turni sull’erba londinese, che è un altro mondo rispetto anche agli altri tornei dello Slam, e per giunta lo fai anche al quinto set, significa che la condizione psico-fisica è ottimale. Il tennis italiano maschile sta attraversando un buon momento e il fatto che tre azzurri si contendano un posto per entrare negli ottavi di finale è indice di buona salute, considerando anche che solo nel 1949 avevamo avuto più giocatori al terzo turno (quattro: Marcello Del Bello, Rolando Del Bello, Gianni Cucelli e Vanni Canepele). Il pugliese Fabbiano, il ligure Fognini e il romano Berrettini, che abbracciano due generazioni (il primo 30 anni, il secondo 32 e il terzo 23) sono stati molto bravi ad issarsi sino sull’uscio dei migliori sedici di Wimbledon. Fabbiano e Fognini hanno vinto due partite al quinto set, due splendidi maratoneti che hanno resistito alle sirene del “lasciarsi andare” per non mollare mai. Fabbiano, il più in alto in classifica (è 89), dopo la prima semifinale in carriera ad Eastboune, ha preso coscienza dei propri mezzi, regolando prima il top-ten greco Tsitsipas, accreditato dai più come futuro numero 1 del mondo, e poi ha schivato i missili di mister 40 aces, il 40enne croato Karlovic, dimostrando in entrambi i match gran senso della posizione, anticipo nella risposta (mossa vincente) e ottima corsa, oltre ad un gioco di volo e a un servizio inaspettato per un peperino di 172 cm. Ora, per accedere agli ottavi, il pugliese affronterà il veterano (35 anni) mancino spagnolo Verdasco, numero 37 Atp, che vanta i quarti di finale nel 2013 sui courts di Church Road; l’iberico, quando vuole giocare, gli è superiore, come ha dimostrato nell’unico scontro diretto vinto sul cemento di Dubai dallo spagnolo, e l’aver recuperato due set e un break di svantaggio all’inglese Edmund deve suonare come un campanello di allarme per Fabbiano, che predilige scambiare da fondo, come lo spagnolo. Sarà insomma un match duro ma sinora il pugliese ha retto alla grande di testa e di gambe. Anche il top-ten Fognini è venuto fuori da due battaglie dure contro il giovane yankee Tiafoe e il quadrato ungherese Fucsovics; problemi fisici cronici a parte (la caviglia), in entrambi i match però il ligure (come un po’ succede nelle sue partite) ha alternato periodi di grande presenza in campo ad altri di totale black-out. Insomma, potrebbe chiuderle prima ma altrimenti non sarebbe Fognini, non si soffrirebbe. Per lui il compito più abbordabile al terzo turno (eguagliato il risultato per la quinta volta in carriera), quell’americano Sandgren, 94 del mondo, che di nome fa Tennys per via di genitori “malati” di questo sport e che non è da sottovalutare per un gioco votato all’attacco. Fognini ha vinto entrambi i precedenti ma era sulla terra rossa. Berrettini, 20 del mondo, ha dato il meglio di sé contro Baghdatis, ponendo la parola fine alla carriera del 35enne cipriota, semifinalista a Wimbledon nel 2006, che forse ha capito di non aver più benzina di fronte a ragazzini come il romano.  Per il tennista del Nuovo Salario ora c’è il pedalatore argentino Schwartzman, con cui ha perso a Roma, ma sull’erba Berrettini parte favorito. E poi Federer…Si può sognare? Forse. L’anno scorso Cecchinato arrivò in semifinale al Roland Garros 40 anni dopo Barazzutti, A Wimbledon solo due italiani sono arrivati ai quarti di finale: Adriano Panatta nel 1979, che pers eun match già vinto contro il carneade Pat Dupre, e Davide Sanguinetti nel 1998, che fu sconfitto dall’olandese Krajicek alla fine trionfatore. Sono insomma trascorsi 21 anni dall’ultimo italiano tra gli ultimi otto, sarebbe ora di accorciare le distanze.

Andrea Curti